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Animali in versi: un recital dal punto di vista degli animali
Valeria Patera Carlo Boccadoro

Si intitola “Animali in versi - Un recital a quattro zampe” lo spettacolo di poesia e musica, in cartellone presso il Teatro l'Arciliuto di Roma, che celebra il meraviglioso “mondo di animalia” e i cui proventi saranno in parte devoluti a due associazioni che si occupano di cani e gatti abbandonati. Questa sera, alle ore 19, l'ultima replica nella Capitale, mentre in aprile il recital verrà riproposto all'Istituto Italiano di Cultura di Londra. I versi di autori italiani contemporanei e di grandi poeti del passato – contrappuntati dalle musiche eseguite al pianoforte da Carlo Boccadoro, compositore e musicologo tra i più noti sulla scena italiana – racconteranno quella miriade di “presenze” che animano l’ambiente nel quale siamo immersi e che spesso, però, ci appaiono misteriose e incomprensibili. Attraverso la parola poetica saremo finalmente invitati a rovesciare il nostro punto di vista, ad assumere quello degli animali, capendo come loro ci vedono e quindi, allo stesso tempo, comprendendo meglio noi stessi. La voce guida in questo straordinario viaggio è quella di Valeria Patera, ideatrice dello spettacolo, regista, attrice, poetessa e studiosa dei rapporti tra arte, scienza e filosofia:

Come nasce un recital “a quattro zampe”?

Alla base di tutto c’è ovviamente il mio grande amore per gli animali, in particolare per i miei tre gatti. Quando poi ho scoperto la raccolta di poesie di Franco Marcoaldi che si intitola appunto “Animali in versi”, mi è venuta in mente l’idea di uno spettacolo che raccontasse la natura da una prospettiva nuova e ho deciso di intraprendere una ricerca tra i grandi autori della letteratura otto – novecentesca. Sono sempre stata convinta dell’esistenza di un profondo rapporto tra gli animali – i gatti specialmente – e la creazione poetica e infatti ho trovato molte opere magnifiche su questo tema di grandi letterati come Pessoa, Neruda, Borges, Prévert, Gozzano e Baudelaire. E’ nata così una vera e propria antologia nella quale testi di grandi maestri della poesia internazionale si affiancano alle belle poesie di Marcoaldi e anche a miei componimenti, alcuni già pubblicati, altri ancora inediti. Lo spettacolo di stasera – va detto – è solo una prima proposta, perché intendo continuare la mia ricerca. Diciamo che da questo momento inizia un work in progress. Dopo le serate all’Arciliuto, in aprile porteremo il recital all’Istituto Italiano di cultura di Belgrave Square a Londra e poi speriamo anche altrove, abbiamo già ricevuto diverse richieste. Io ormai ho acquisito un bagaglio di testi poetici molto più ampio di quanto un singolo spettacolo potrebbe contenere e la mia idea è quella di introdurre sempre nuove opere, creando un lavoro costantemente “in divenire”. In questo modo le persone potrebbero venire a vedere lo spettacolo anche due o più volte, vivendo un’esperienza sempre diversa.

Carlo Boccadoro l’accompagnerà al pianoforte. Su quali musicisti si è orientata la vostra scelta?

Per ora abbiamo voluto concentrare la nostra locandinascelta su compositori contemporanei inglesi e italiani e su autori del primo novecento francese, in particolare esponenti del gruppo dei Nouveaux jeunes come Erik Satie e Darius Milhaud. Avremo, ad esempio, dei bellissimi pezzi che Satie ha scritto per i cani. Insomma anche per quanto riguarda le musiche mi piacerebbe proporre ogni volta qualcosa di diverso e spero che nel futuro lo stesso Carlo Boccadoro vorrà comporre dei pezzi originali per lo spettacolo.

Nella sua carriera ha intrecciato l’amore per il teatro con la passione per la filosofia della scienza, ideando spettacoli su grandi scienziati e pensatori moderni, come Charles Darwin…

Il naturalista britannico è stato al centro di un mio spettacolo dal titolo “Io, Charles Darwin. Tracce e voci della mia vita”. Darwin ha rivoluzionato la nostra concezione del mondo naturale perché ha disegnato una linea di continuità tra l’animale e l’umano. E’ il padre della biologia moderna e grazie a lui oggi sappiamo che tra un essere umano e uno scimpanzé – solo per fare un esempio – c’è in comune più del 90 percento del dna e questo dovrebbe provocare delle forti riflessioni a chi crede ancora nella supposta diversità ontologica degli uomini rispetto alle altre creature della terra. Sono convinta, anzi, che rispetto agli animali l’essere umano sia imperfetto perché incapace di governare i propri istinti e che sia proprio questa imperfezione ad aver reso necessaria l’invenzione dell’idea di Dio. Gli animali – che invece possiedono la perfezione dell’istinto – rappresentano un oggetto di osservazione che ha una valenza speculare della dimensione umana e anche per questo sono importantissimi, perché ci aiutano “di riflesso” a definire una nuova concezione di noi stessi. Non è un caso se così tanti grandi poeti sono stati ispirati dall’osservazione delle altre creature viventi.

Si è mai interrogata su quali siano le capacità sensoriali degli animali?

Devo dire che i tre gatti con i quali vivo “more uxorio” e con i quali ho un rapporto molto stretto, spesso provocano alla mia mente filosofica e poetica domande e riflessioni molto profonde. Faccio fatica a pensare che non abbiano una coscienza e anche se non l’avessero di sicuro hanno un’individualità marcata, su questo non c’è dubbio. Possiedono un altissimo livello di percezione, ascolto e comprensione dell’umano e riescono ad esprimere una grandissima varietà di stati d’animo. E’ chiaro che la loro grammatica è diversa dalla nostra, ma il fatto che le due si incontrino in una dimensione di amore e di convivenza è fantastico. La cosa più bella nell’avere un rapporto con gli animali, anzi, è proprio prendere il loro punto di vista, cercare di capire come vedono l’uomo, senza porsi con un atteggiamento di superiorità sbagliato, ma capendo che anche noi apparteniamo al mondo naturale. Questa è la ricchezza del vivere con l’animale e questo è anche il senso profondo dello spettacolo “Animali in versi”. Per citare una bellissima poesia di Marcoaldi:

Se aveste mai dormito con un gatto
o con un cane adagiato sopra al grembo,
ora sapreste che la metamorfosi è possibile,
che uomo e gatto e cane sono
entità volatili e cangianti: nel sonno
condiviso scompaiono le stinte
gerarchie tra cavalieri e fanti.

Data: 04/03/2012
Autore: LUIGI GAETANI D'ARAGONA
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