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MANUALE DI CONVIVENZA - Piccoli pipistrelli crescono...
copyright Andrea Brutti

 Come ogni anno il Centro Recupero fauna selvatica della LIPU di Roma ricovera un gran numero di cuccioli di pipistrello rinvenuti in difficoltà dai cittadini. E’ infatti abbastanza frequente ritrovare dei piccoli chirotteri orfani che cadono dalle loro nursery, poste nelle crepe, nelle fessure e nelle intercapedini dei palazzi, per motivazioni che possiamo solamente supporre (morte della madre, tentata predazione, problema nella colonia riproduttiva, etc.).
 Il loro recupero avviene anche grazie alle persone che sono più preparate e sensibilizzate, che non danno più credibilità alle numerose leggende del passato che descrivono i chirotteri come animali dannosi e pericolosi.
 
Tuttavia, farli crescere è un compito molto delicato che richiede tempo e  esperienza; un compito che il singolo cittadino non può svolgere, anche perché si tratta di animali particolarmente protetti dalla legge nazionale 157/92 sulla tutela della fauna selvatica.
 
Avendo ormai alle spalle un’esperienza decennale, come ogni anno aiuto la LIPU occupandomi dei cuccioli di pipistrello più piccoli, quelli cioè ricoverati senza pelo e che misurano solo 2 o 3 cm.
 
Devo ammettere che sono sempre stato affascinato da questi splendidi mammiferi volanti: nel 1996, quando aprì il centro recupero LIPU di cui sono stato responsabile, si conosceva ben poco delle tecniche di allevamento, riabilitazione e reintroduzione in libertà dei giovani chirotteri.
 Fortunatamente, grazie all’esperienza e alla dedizione (oltre che alla nascita di gruppi di “mamme adottive”), nel tempo si sono sviluppate nuove metodologie che oggi permettono di arrivare a buoni risultati, seppur con molto sacrificio.
 Sostanzialmente, per far crescere bene il cucciolo, è necessario fornire loro un alimento che si avvicini più possibile al latte materno. Questo risultato si ottiene combinando più elementi, tra cui un particolare latte per cuccioli di cane - difficile da trovare in commercio – miscelato con pappa reale e vari integratori.
 A
ltra difficoltà è la somministrazione di questo nutrimento: i cuccioli sono di piccolissime dimensioni, ed è difficile evitare che si sporchino. Nel corso del tempo sono state utilizzate molte tecniche: la migliore consiste nell’uso di una cannula privata dell’ago, uno strumento medico utilizzato di norma per fare flebo.
 
Nonostante tale accorgimento, i piccoli (come quelli di tutte le specie!) tendono comunque a imbrattarsi. Perciò si rende necessaria un’altra delicata operazione, la pulizia del muso, che in questa fase è piccolo e delicato.
 
Per quanto riguarda la frequenza dei pasti, la loro somministrazione varia, in quanto chi si occupa professionalmente di questi animali è in grado di valutare se il cucciolo ha bisogno o meno di cibo semplicemente osservandolo. Si può comunque affermare che, in linea di massima, un piccolo deve mangiare almeno ogni due ore.
 
Della successiva fase di svezzamento si occupa invece ormai da anni la dottoressa Alessandra Tomassini, che coordina i volontari del centro recupero LIPU di Roma per quanto concerne i pipistrelli offrendo loro un corso di formazione specifico. Ho quindi chiesto il suo aiuto per illustrare meglio la fase dello svezzamento:

  “si tratta di un momento delicatissimo, il cambio di alimentazione può portare diverse problematiche come la perdita del pelo, indigestioni e l’insorgere di infezioni batteriche. Durante lo svezzamento si introducono gradualmente le camole della farina (tenebrionidi) riducendo la quantità di latte somministrata e sostituendoli con il nuovo alimento. Superata questa fase i piccoli pipistrelli devono imparare a mangiare da soli, e quando avviene, sono inseriti nelle stanze del volo, dove possono esercitarsi liberamente per tutto il tempo che vogliono: solo quegli individui che sapranno volare dieci minuti consecutivamente senza mai posarsi avranno le porte aperte per la libertà, e grazie alle tecniche di recupero che utilizziamo la maggior parte degli animali riesce brillantemente a superare questo ‘esame’ “ .

 Si tratta quindi di un lavoro molto duro e complesso, che però regala un’altra possibilità ai pipistrelli, animali sempre più in pericolo per la distruzione degli habitat ma che svolgono un ruolo biologico importantissimo anche per il benessere dell’uomo: ogni singolo esemplare infatti è in grado di mangiare oltre 2.000 zanzare a sera!

 

Data: 23/07/2011
Autore: ANDREA BRUTTI
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