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MANUALE DI CONVIVENZA - Dalla parte degli orsi del Trentino

 Questa puntata è dedicata a uno dei peggiori esempi di convivenza tra uomini e animali selvatici: è il caso degli orsi italiani, splendidi animali che ultimamente sembrano essere presi di mira non solo dai bracconieri, ma anche dalle istituzioni che dovrebbero essere preposte a garantirne la tutela.
 Non si può dimenticare la sorte di Bruno (Jj1), ucciso in Germania da un gruppo di cacciatori nel 2006 perché colpevole di aver oltrepassato il confine con l’Italia. Stesso destino per Jj3, figlio della famosa orsa Jurka, assassinato grazie alle autorizzazioni dalle autorità svizzere. Dino, famoso anche per il nome scelto per onorare lo scrittore Dino Buzzati, che è stato barbaramente ucciso da un cacciatore in Slovenia. E poi tutti gli orsi uccisi nel parco nazionale d’Abruzzo dai bracconieri.
 Quando si parla di orsi, viene subito alla mente il caso della reclusione dell’orsa Jurka, che destò grande scalpore. Fu catturata perché colpevole di avvicinarsi troppo ad abitazioni e impianti turistici, di uccidere capi di bestiame lasciati incustoditi e di compiere razzie per procurarsi il miele: insomma, di fare quel che ogni orso farebbe in natura.
 Nonostante le vivissime proteste da parte di associazioni e cittadini, fu catturata, sterilizzata e imprigionata prima a San Romedio – in una gabbia orribilmente inadatta all’interno di un luogo di culto gestito da preti – per poi essere trasferita al Casteller, in un recinto di appena 8.000 mq, che per un orso ha delle dimensioni risibili. Jurka è attualmente ospitata in Germania e vive in uno stato di semi libertà all’interno di un parco faunistico.
 Più recente il caso dell’orsa Dj3, vittima di una ingiusta ed infondata campagna di diffamazione mediatica, che qualche politico locale alla ricerca di consensi ha debitamente esasperato diffondendo anche tra la popolazione un allarmismo insensato.
 I pretesti sono sempre gli stessi: l’orsa è pericolosa - anche se da oltre 150 anni non esistono incidenti tra plantigradi ed esseri umani – e sono dannosi per l’economia turistica e per l’agricoltura. Ma questa volta Dj3 ha compiuto un atto intollerabile in un paese come il nostro: ha ucciso la pecora di un parroco.
 A fronte di tale episodio, la provincia di Trento ha deciso di autorizzarne la cattura con il pretesto di tutelarne l’incolumità e di salvarla dalle mire di cittadini inferociti per l’affronto subito. Ha però agito in maniera autonoma senza neanche avere l’autorizzazione del ministero dell’ambiente. “Si procederà alla  cattura solamente se si accerterà che l’orsa non ha piccoli”: questa l’unica condizione posta dall’amministrazione che senza preoccuparsi poi troppo, ha comunque proceduto con le operazioni, e Dj3 ha smesso di essere libera e si è ritrovata dentro il recinto del Casteller.
 Qualche giorno dopo però, ecco la notizia: un cucciolo di soli quattro mesi, probabilmente il figlio di Dj3, è stato catturato e rinchiuso al Casteller perché da solo non sarebbe sopravvissuto. Complimenti alle “accurate” indagini svolte per accertare che Dj3 non avesse figli! Così, ora si hanno due reclusi in uno spazio inadatto che alcuni sono riusciti a definire come habitat ideale, dove gli orsi imprigionati possono farsi persino il bagno e mangiare mele: ma i tempi sono cambiati e i cittadini hanno sufficiente senso critico per comprendere che un recinto è sempre una gabbia, e che una gabbia non è la libertà.
 Nelle storie degli orsi del Trentino vi sono molti elementi che non tornano e domande che per ora rimangono senza risposta. Troppa superficialità, troppa strumentalizzazione, molta politica e ricerca di consensi, molti interessi economici – basti pensare ai rimborsi elargiti dalla provincia stessa per i presunti danni causati dai plantigradi.
 Le associazioni animaliste e ambientaliste sono sul piede di guerra, ma anche i cittadini sono sempre più indignati da tale livello di bassezza, e protestano contro l’approssimazione e l’incapacità dei responsabili locali di comunicare con le persone, di far conoscere e apprezzare l’orso, di saper consigliare – e far applicare - le misure di prevenzione per evitare possibili razzie. Misure di per sé banali, come  rinchiudere gli animali la sera, oppure sorvegliarli anche tramite l’aiuto dei cani. Ma, evidentemente, percorrere la strada dei cospicui rimborsi elargiti dalle provincie è più remunerativo.
 
Inoltre, le associazioni puntano il dito sul mancato rispetto delle normative nazionali ed europee, nonché sulla assenza di una presa di posizione del Ministero dell’Ambiente non solo in merito alla vicenda di Dj3 e di suo figlio: esistono politiche sulla gestione dell’orso con i paesi a noi confinanti? Esistono degli accordi con gli altri stati che tutelino l’orso dalle uccisioni?
 Gli orsi sono animali particolarmente protetti dalla nostra legge 157/92, dalle direttive comunitarie, dalla convenzione di Berna e, come gli altri animali, dalla legge contro i maltrattamenti, considerando tali anche ogni forma di detenzione incompatibile con le esigenze etologiche ed ecologiche delle specie.
 Affinché le cose cambino, è giunto il momento che i responsabili - vale a dire gli amministratori pubblici – paghino di tasca propria le continue violazioni delle normative: sarebbe un passo importantissimo per ripristinare la legalità nel nostro paese.
 Nell’attesa che questo avvenga, una domanda necessita oggi di una risposta concreta: quale destino per Dj3 e il suo piccolo?

 

Data: 16/06/2011
Autore: ANDREA BRUTTI
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