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Sulle staffette e regole di adozione
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Ogni giorno mi giungono, tramite facebook o mail, appelli strazianti o richieste di staffette.
Senza offendere la buona volontà della maggior parte dei volontari, vorrei chiedere loro se effettivamente vanno a salvare un animale.
Mi spiego, prima di un sicuro linciaggio.
La prima domanda che mi sovviene è se effettivamente esista un reale controllo sui trasferimenti di cani, in particolare dal sud al nord italia.
Leggo troppo spesso di situazioni drammatiche (vere) che vengono risolte con il sistema staffetta portando l'animale da una parte all'altra dell'Italia, se non all'estero.
Perchè centinaia, se non migliaia di cani devono essere dati in adozione fuori dalle regioni di provenienza?
Perchè si richiedono cani fuori regione?
Stiamo parlando dell'Italia, dove il fenomeno del randagismo è presente ovunque, dove ci sono tanti rifugi e pochi canili, dove recandosi presso queste strutture situate "dietro casa" si possono salvare tante bestioline.
Ho chiesto ad alcune volontarie di provata serietà, loro cercano di spiegarmi che il tutto avviene alla luce del sole, che gli affidamenti sono sicuri, e di fronte alla mia perplessità mi rispondono che sono persone serie e che sono loro stesse i garanti dell buon esito del trasferimento.
Mah, eppure io rimango perplessa, basita, di fronte a tutte queste richieste di adozione.
Lavoro da anni al Canile Municipale della Muratella, a Roma, e conosco le difficoltà nell'affidare un animale. Sincerarsi del suo benessere, essere sicuri che una volta uscito dalle strutture comunali non vada presso rifugi non controllati dalle ASl e dai comuni.
Leggendo le richieste parliamo di "grandi numeri" peraltro non ufficiali, non stimabili con certezza.
Ecco, tutto questo pressapochismo mi disturba alquanto. Ma poi, le cosidette "staffette" come vengono selezionate? Guardando i profili su twitter, facebook (il più usato) o su cosa?
Bè, se qualcuno controlla il mio profilo si può fare una vaga idea di ciò che realmente sono; sono ciò che gli altri vogliono che io sia. Eh sì, perchè un profilo può essere fasullo, contraffatto, usato per altri scopi.
Come si fa ad affidare altre vite con tanta facilità?
Per non parlare poi dei trasferimenti all'estero, in particolare Germania e Svizzera.
Ecco questo mi fa inorridire.. Da un lato le associazioni animaliste, ben conoscendo le legislazioni di questi paesi, si battono contro la vivisezione, contro l'eutanasia, chiedendo di firmare petizioni su petizioni; dall'altro trasferiscono tanti animali senza porsi la domanda chiave: ma che fine faranno? Siamo proprio sicuri che non andranno vivisezionati o uccisi?
Qui sta a mio avviso l'incongruenza. Ed è una cosa non pericolosa, ma pericolosissima. Ma come, in Italia ci siamo battuti contro l'eutanasia e trasferiamo animali in paesi dove l'eutanasia non è contro la legge; In italia ci stiamo battendo contro la vivisezione, con campagne straordinarie, invitando a non usare prodotti testati su animali etc, e le associazioni cosa fanno? trasferiscono gli animali in paesi cosidetti "a rischio".
Ma allora perchè?
Vorrei qualcuno che mi desse finalmente una risposta seria e attendibile.
Attendo fiduciosa.

 

Patrizia Orunesu è coordinatrice del centralino del Canile Municipale della Muratella a Roma

 


REGOLE DI ADOZIONE

di Patrizia Orunesu e Ilaria Zagaria, responsabile adozioni presso il Canile Municipale della Muratella di Roma

 

 Il pimo passo per adottare un animali presso le strutture comunali è la compilazione di un modulo dove, oltre a dichiarare le  proprie generalità, è necessario spiegare la tipologia dell'animale che si va cercando.
 Nel caso di un cane, bisogna specificare quiondi se lo si cerca cucciolo, adulto, di taglia piccola, media, grande, di razza etc. Successivamente si procede al colloquio con il personale delle adozioni, il cui compito è capire se il cane che presumibilmente verrà affidato andrà a trascorrere la sua vita in un ambiente consono, dove sarà amato e curato.
 A seguire, si procede con il giro guidato delle gabbie, e una volta che si è scelto il cane gli adottanti dovranno rispondere a un secondo questionario (stilato in base all'esperienza decennale del gruppo adozioni e di confronto con altre associazioni dove si richiede, ad esempio, se tutti i familiari sono d'accordo all'ingresso di un animale in casa, se vi sono allergie, altri animali in casa, procedendo ad un eventuale prova di compatibilità, etc) onde evitare il rientro del soggetto all'interno della struttura.
 Quindi, la visita obbligatoria da parte del veterinario (per metter al corrente gli adottanti sulle condizioni sanitarie e sull'importanza della sterilizzazione), infine il colloquio con un educatore o comportamentalista per i primi approcci con l'animale in vista con l'inserimento nel nuovo ambiente.
 Questa procedura, che alcuni giudicano complessa e farraginosa, ha come vantaggio  il benessere dell'animale, incluso il controllo post adozione e l'assistenza in presenza di problematiche comportamentali.
 Nonostante ciò e malgrado le strutture comunali romane (Muratella, Ex Cinodromo, Poverello Valle dei Cuccioli e Villa Andreina) gestiscano annualmente un ingresso  di circa 1.700 cani, con una presenza fissa di 1.200 cani (inadottabili, a disposizione del proprietario, dell'autorità giudiziaria, provenienti da sfratti, sgomberi, sequestri, di cui  il 90% sono cani di taglia medio-grande, il 5% cuccioli di taglia medio-grande e il rimanente 5% cani di taglia piccola) ogni anno il gruppo adozioni fa uscire una media di 1.250 cani l'anno; con l'aggiunta di altri 300 circa restuiti ogni anno ai legittimi proprietari in seguito a smarrimenti.                                      .
 Discorso a parte sono i gatti, in quanto il Canile funge da pronto soccorso (feriti e malati) con un ingresso medio di circa 400 l'anno a fronte di un'uscita di circa 230 (adottati o reinseriti nelle colonie).
 Talvolta al Canile pervengono richieste di adozioni da utenti residenti fuori dalla Regione Lazio. In genere il personale adozioni si reca personalmente sul posto portando con sé l'animale per accertare se effettivamente il benessere  sia garantito e, ove necessario,  accompagnato da un educatore.
 Non usiamo mai il metodo "staffetta" troppo confusionario, superficiale, in quanto responsabili penalmente e civilmente degli animali, essendo "gli occhi" del Comune proprietario degli animali
 Inoltre, e per molti a torto, non ammettiamo superficialità. Lavoriamo al Canile da tanti anni, ci rendo conto delle difficoltà che ci sono, delle "non verità" che ci vengono propinate sul web; peraltro non controllabili.
 Non mettiamo in dubbio l'amore per gli animali e la serietà dei volontari, ma ogni volta che leggiamo di SOS strappalacrime, staffatte etc, ci  chiediamo se effettivamente gli animali andranno a stare bene. Noi che veniamo tacciati di non voler fare adottare gli animali, rifiutiamo adozione senza prima aver effettuato tutte le verifiche del caso.

 

Data: 03/11/2011
Autore: PATRIZIA ORUNESU
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