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Viaggio incantato attraverso la campagna pugliese - di ROBERTA SEMERARO
Castel del Monte

 “Questo piccolo angolo di terra mi è più caro di qualsiasi altro paese; il monte Imetto non produce miele migliore né Venefro olive più delicate. E’ una quasi perpetua primavera ed il Padre delle stagioni vi tempera i geli durante gli inverni; e così i vini che si producono nei dintorni e nella collina d’Aulon favorita da Bacco non cedono nulla ai vini di Falerno. Questo luogo di delizie ci attende e ci chiama, mio caro Settimio, è là che finiremo i nostri giorni dolcemente, insieme, e dopo aver raccolto le ceneri del tuo amico tu le bagnerai con le tue lacrime.”
 
E' con queste parole che Orazio saluta l’amico Settimio descrivendo il paesaggio nei dintorni di Taranto circondata da alture ridenti e fertili e lambita dalle acque di due mari. La Puglia terra di antiche civiltà scomparse dai Messapi, dai mitici Salentini ai bizantini, Normanni, Svevi e Angioini è stata riscoperta nelle sue bellezze architettoniche e paesaggistiche dai viaggiatori nell’epoca del Gran Tour.
 
JeanBaptiste-Claude Richard Abate di Saint-Non nel suo “Viaggio Pittoresco” compiuto tra il 1759-1761 messosi in cammino da Napoli e avendo appena valicato gli Appennini rimase estasiato di fronte all’ampiezza delle pianure della Puglia:
 "
In questo periodo dell’anno e cioè all’inizio della primavera, la bellezza, la varietà, le gradazioni di verde della vegetazione formano un quadro così sereno, così dolce, così gradevole alla vista, così incantevole che non ci si stanca di ammirarlo, benché per una estensione di venti miglia non si distinguano né case né alberi. 
 
Questo paesaggio che è impossibile disegnare sarebbe anche difficilissimo da dipingere ma ne risulterebbe un effetto  nuovissimo e gradevole se un abile architetto cercasse di rendere l’estensione e lo spazio immenso di una natura che certamente non può trovarsi altrove che in questo bel paese."
 
La natura e il paesaggio in Puglia più che in qualsiasi altra regione d’Italia rappresentano l’identità culturale della sua popolazione. Non si può prescindere poi dal considerare che l’agricoltura è secolarmente l’attività principale dei suoi abitanti sin dall’epoca dei Greci. Non a caso il Saint-Non ammirando la campagna attorno a Gallipoli scrisse:
 "
Da questa parte la veduta è superba: si scopre Gallipoli al margine di una pianura ridente coperta di oliveti: E’ infatti il paese che produce più olio di tutta la Terra, olio, che, qui imbarcato, si spande in tutta l’Europa. Qui arrivano i vascelli di tutte le Nazioni che non caricano altra mercanzia la quale si dice che renda al Re sino a quattro milioni in moneta francese di diritti doganali..”
 
La particolarità del paesaggio pugliese deriva dal sapiente rapporto tra natura e opera dell’uomo. Il territorio sul quale vigeva un sistema feudale per incentivare il lavoro degli agricoltori, fu suddiviso in tante piccole proprietà terriere concesse in enfiteusi alle famiglie di contadini come avvenne soprattutto nella zona chiamata “Murgia dei trulli”. Questi nuclei familiari con la fatica e il sacrificio quotidiano trasformarono l’originario roccioso pezzo di terra in area a giardini e a colture intensissime. Infatti l’orografia della Puglia non sempre presenta pianure e cominciando dal promontorio del Gargano spesso le popolazioni per esercitare l’agricoltura hanno dovuto incidere la roccia e costipare pendii.
 
“Mariangela si avvicinò alla finestra aperta. La luce del giorno scintillava argentea da una foglia all’altra dei secolari ulivi che circondavano la masseria. In lontananza l’azzurro del cielo si sfumava intensificandosi all’orizzonte con il blu del mare. Il cinguettio degli uccelli le sopraggiunse festoso con una folata d’aria primaverile. Mariangela fu colta da un momento di innocente nostalgia: era giunta l’ora di lasciare la sua terra.”
 
La marchesa Mariangela de Luca Resta d’origine pugliese con la promessa di matrimonio sottoscritta il 29 novembre del 1894 salvò con la sua dote la famiglia capitolina dei Marchesi  Capranica del Grillo dal dissesto finanziario. Anticamente e tutt’oggi in Puglia esiste una ricca nobiltà agraria che abitava e abita nelle imponenti masserie e nelle ville storiche della campagna come nel Salento. La masseria della marchesa si trovava su quelle alture che guardano il mare  in quella stessa zona dove un secolo prima era passato l’abate di Saint Non:
 
“Fuori di Mola si percorrono cinque miglia sulla riva del mare. A poco a poco la campagna comincia a rivestirsi. Incontrammo dapprima sulla nostra strada un delizioso boschetto di mirti che in quella stagione erano in fiore ed emanavano un profumo così incantevole che credemmo di essere stati improvvisamente trasportati a Cnido o a Pafo. Giungemmo poi ad una grandissima foresta di Ulivi. Da molto tempo non vedavamo alberi così che ci sembrò una cosa meravigliosa.”
 
Gli ulivi della Puglia sono famosi per la particolarità dei loro giganteschi tronchi modellati da quel vento Volturno che soffia da millenni sulle coste della Puglia e al quale Tito Livio imputò la sconfitta di Terenzio nella battaglia di Canne contro Annibale. I loro vigorosi tronchi squarciati dalle saette di Giove, diventano accoglienti rifugi e tane per gli animali selvatici.
 
La qualità di vita nei villaggi agricoli della provincia è migliore che nelle città e furono sempre i viaggiatori dell’epoca del Gran Tour ad annotare che “E’ davvero una caratteristica singolare della terra pugliese e della Terra di Otranto la bellezza dei villaggi che s’incontrano lungo il cammino ed il cui aspetto assomiglia spesso a quello che potrebbe desiderarsi per delle grosse città” La campagna stessa è testimone della storia e custodisce i suoi preziosi segreti, come dimostrano i Campi di Diomede vicino Canossa e Campo del Sangue vicino Canne dove i legionari romani furono completamente battuti nella più famosa sconfitta che sia mai stata tramandata dalla storia antica e dove si trovavano spesso lavorando la terra  anelli d’oro, resti di armi e di antiche corazze.
 
Dalla campagna provengono quei prodotti che hanno reso nota la cucina pugliese nel mondo, una cucina ricca soprattutto di frutta e verdure. Ed è sempre l’abate di Saint Non a scrivere mentre attraversava in carrozza la campagna del Salento:
 
“Prima di giungere ad Otranto, si scende in una valle che è un vero Paradiso terrestre, una vera valle dei Campi Elisi. La natura in nessun altro luogo è così ricca e generosa: alberi di ogni specie, piantati gli uni accanto agli altri nei campi di grano o in mezzo alle vigne che vegetano ancora meglio sotto questa ombra molteplice. I pini, i limoni, gli aranci, i fichi erano così alti che li scambiammo per alberi di noce. L’aria dolce della primavera, l’odore delle zagare ed il canto dell’usignolo finivano di ornare ed abbellire questa bella valle degna di essere cantata più che descritta.”
 
E’ stato proprio il fascino della campagna pugliese e dei suoi meravigliosi paesaggi a determinare negli ultimi trent’anni l’ascesa del turismo d’elite nella regione.  Le  masserie e i trulli – misteriose dimore agresti dalla forma conica - sono da annoverarsi tra le più ambite strutture ricettive del Meridione d’Italia.  Oltre alle bellezze naturali del paesaggio e artistiche delle città, quello che attrae i turisti in Puglia è soprattutto il sapore autentico e raffinato che si respira nelle campagne dove vivere della terra è considerato un vero e proprio privilegio. Purtroppo come in altre molte parti d’Italia, la speculazione edilizia e la politica del cemento con i loro vari condoni hanno deteriorato gran parte delle città e delle coste pugliesi mentre nell’entroterra delle campagne il paesaggio si preservava fino a qualche anno fa quasi del tutto intatto.
 
“Non se io abbia torto o ragione, ma non ho dubbi che tutte le cose umane sono pazze e che noi viventi siamo degli ospiti, a cui è stato concesso di lasciare la morte e le tenebre e di venire a questa luce che vediamo, come ad una festa.”
 
Questi versi tanto cari a Leopardi e tratti da una commedia risalente al IV/III secolo a.C. scritta a Taranto, ci riportano ad un’antica saggezza e sembrano riecheggiare più che mai nei nostri giorni dove incombe una costante minaccia sulla natura; siamo solo di passaggio e per nessuna apparente o folle ragione abbiamo il diritto di oltraggiare l’ambiente che ci ospita.

 

Data: 19/12/2011
Autore: ROBERTA SEMERARO
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