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Ritorno al passato e una grande occasione mancata
Fabrizia Pratesi

 Con l’approvazione della nuova direttiva sulla sperimentazione animale, i nostri rappresentanti al Parlamento Europeo hanno agito in senso opposto al “comune sentire” dei cittadini e agli impegni formalmente presi pochi mesi fa di andare nel senso di una graduale abolizione della vivisezione. Essi infatti non solo hanno cancellato molte forme di tutela degli animali presenti nella vecchia legge, ma hanno anche ridotto le possibilità di accedere ai metodi sostitutivi (non rendendoli mai obbligatori e non agevolando le lunghe pratiche per il loro riconoscimento ufficiale).
 
Ciò che tuttavia va messo maggiormente in evidenza è come questa direttiva sia anche responsabile di un grave danno per la tutela della salute umana e dell’ambiente.
  Ancorata da interessi privati ad un pensiero scientifico del tutto superato, l’Unione Europea ha, con un grande balzo indietro, perso l’ultima e più preziosa occasione di aggiornare, anche nel prossimo futuro, la ricerca biomedica, e di sfruttare le straordinarie tecnologie offerteci dai nuovi progressi della scienza (rimediando all’inaffidabilità e all’inadeguatezza del “modello animale”).
 
La sperimentazione animale con il principio di base del suo riconoscimento scientifico è stata rilanciata dall’UE proprio mentre tale riconoscimento vacilla in tutto il mondo e un nuovo paradigma si va affermando oltreoceano, con il succedersi dei seguenti eventi.
  1) Il Consiglio Nazionale delle Ricerche USA (NRC) annuncia una rivoluzione già in atto nei metodi di sperimentazione biomedica in tossicologia, con il suo Rapporto intitolato “Tossicologia del XXI secolo: una visione e una strategia, 2007”, commissionato dall’EPA, Agenzia per l’Ambiente. In esso dichiara: “La tossicologia si sta avvicinando ad un evento epocale, di quelli che hanno dato un nuovo corso alla storia della scienza, come la scoperta della penicillina, quella del DNA, la nascita del primo computer. Essa è in procinto di avvalersi delle rivoluzioni avvenute nella biologia e nella genetica […] le prove di tossicologia saranno trasferite da un sistema basato sullo studio dell’animale intero ad un sistema basato principalmente sui metodi in vitro, questi ultimi essendo in grado di valutare i cambiamenti nei processi biologici con l’osservazione di cellule, preferibilmente di origine umana (…) è necessario un radicale cambiamento di paradigma che consenta uno screening ad ampio raggio delle sostanze chimiche, per ridurre i tempi e i costi dei test e garantire una base più scientifica per la valutazione degli effetti sulla salute e sull’ambiente”.
 
2) Le maggiori agenzie di controllo Usa lanciano poco dopo un progetto quinquennale di tossicologia molecolare, applicando le indicazioni del NRC (protocollo d’intesa firmato al congresso annuale dell’Associazione Americana per l’Avanzamento delle Scienze).
 
3) Le maggiori riviste scientifiche (in particolare “Nature”) pubblicano, a partire dal 2005, articoli che contestano la sperimentazione animale quale metodo scientifico, definendola “cattiva scienza” (Nature, 10/11/2005).
 
4) Il documento conclusivo del “VII Congresso mondiale sui metodi alternativi e l’uso degli animali nelle scienze biomediche” (Roma, agosto-settembre 2009) scrive: “Le nuove importanti innovazioni in materia di valutazioni di rischio si valgono, per verificare la sicurezza delle sostanze chimiche (inclusi farmaci, vaccini, additivi alimentari, pesticidi, cosmetici), dei nuovi strumenti forniti dalla genomica, dalle tecnologie informatiche e dai sistemi di sperimentazione ad alta prestazione […] il cambiamento sarà tale da rendere, con ogni probabilità, il ricorso agli animali da laboratorio  del tutto superfluo nel giro dei prossimi 20 anni.[…]. I partecipanti concordano nel ritenere che sia possibile valutare i rischi e danni provocati dalle sostanze chimiche con i nuovi strumenti che ci offre la conoscenza del genoma, affiancati alle tecnologie informatiche ed ai sistemi di sperimentazione in vitro di seconda generazione. Il tutto senza fare ricorso agli animali da laboratorio” … “Queste tecnologie sono capaci di raccogliere una quantità mai raggiunta prima d’informazioni sui possibili effetti avversi recati da una sostanza ai sistemi biologici. Sono anche in grado di generare una quantità di conoscenza di gran lunga maggiore di quella che fino ad oggi abbiamo saputo individuare e capire. Esse ci faranno considerare, in un futuro assai vicino, l’uso degli animali a fini sperimentali estremamente obsoleto”.
 
5) In UE vi è la necessità e l’urgenza di testare 30.000 sostanze chimiche già immesse nell’ambiente per regolamentare il loro impiego (Regolamento REACH della UE) e mettere un freno all’aumento impressionante di tumori, malattie neurodegenertive, etc.
 
6) Gli sviluppi della genetica, biologia, informatica e di altre nuovissime branche della scienza ci consentono di tutelare l’ambiente e la nostra salute effettuando test:
                  a) molto più affidabili
                  b) di gran lunga più rapidi
                  c) enormemente più economici
                  d) capaci di raccogliere una quantità enorme di informazioni aggiuntive, ad esempio anche gli effetti cumulativi di varie sostanze tossiche (importantissimi).
 
Tutto ciò premesso, è difficile capire come il Parlamento abbia sempre parlato della necessità di un compromesso tra la tutela dei diritti animali e la tutela della ricerca.
 
Le aspettative di chi difende il progresso della ricerca, come pure quelle di chi tutela i diritti degli animali avrebbero entrambe, invece, potuto essere esaudite (non essendo in contrasto tra di loro) da una legge innovativa che avesse previsto un graduale passaggio ai nuovi metodi di ricerca ed uno snellimento delle procedure per il loro riconoscimento (specie per metodi già in uso come la tossicogenomica).

 equivita@equivita.it
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Data: 22/09/2010
Autore: FABRIZIA PRATESI
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