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Rocket prigioniera. Perché non si testano anche i cavalli destinati al macello?
Rocket

 Sta arrivando il caldo ed è diventata ormai insostenibile la situazone di Rocket, la cavalla posta sotto sequestro sanitario nell'agosto scorso dalla Asl di Tivoli a Poli, nel Lazio, a causa di un'applicazione fuori protocollo dei test utilizzati per verificare la presenza del virus dell'anemia infettiva equina.
  Negativa due volte consecutive al test di Coggins, l'esame riconosciuto dalle procedure ufficiali previste anche dal manuale dell'OIE, Rocket è risultata una volta positiva e in seguito dubbia al prescreening ELISA. Quindi è stata sottoposta a immunoblotting, con procedura fuori prassi e decontestualizzata.
  Se tanti proprietari, in casi simili, si liberano del problema abbattendo i loro cavalli, così non è stato per Rocket.
 Ma l'isolamento definitivo in alternativa alla soppressione prevede la collocazione in luogo lontano da altri equidi. Anche, in questo caso, dalla famiglia presso cui Rocket vive, da 8 mesi segregata in un box a causa del discutibilissimo provvedimento: misure del tutto auspicabili in caso di infettività accertata con procedure riconosciute, non attraverso percorsi sperimentali e di conseguenza illegittimi.
  Inoltre, il Ministero della Salute non spiega perché In Italia vengano sottoposti al test di Coggins, costoso per lo Stato ma anche e soprattutto per i proprietari, solamente i cavalli registrati per il lavoro e lo sport.
  Ne sono invece del tutto esenti i soggetti destinati al macello. Quelli allevati per la filiera della carne.
  Dal momento che il virus dell'anemia infettiva equina si trasmette allo stesso modo per tutti, con la puntura di insetti o lo scambio diretto di liquidi o sangue, non ha alcun senso procedere nella campionatura di una categoria di cavalli escludendone un'altra altettanto vasta, se non di più.
  Unico significato apparente, proteggere gli interessi del commercio della carne, a discapito dei privati e di chi veda nel cavallo un animale d'affezione.
  Ricordiamo pure che l'Italia importa ogni anno un gran numero di cavalli sia legalmente che illegalmente da paesi dell'Est come la Romania, attraverso viaggi di mostruosa crudeltà, scarsamente controllati. Gli animali possono essere caricati sui camion anche una settimana prima di partire, e in Romania l'AIE è una malattia diffusa e conclamata come pure la trichinosi, che si attacca anche all'uomo.


 

Data: 08/04/2011
Autore: ILRESPIRO.EU
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