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MANUALE DI CONVIVENZA - Aquile e falchi

Gli uccelli che senza dubbio affascinano maggiormente adulti e bambini sono i rapaci, in particolare quelli diurni che un po’ tutti chiamiamo genericamente aquile o falchi.
 
Simbolo di libertà, di fierezza, leggerezza e eleganza, questi splendidi volatili soffrono molto per la distruzione dei loro habitat e per la scarsità di siti idonei alla nidificazione. Alcune specie sono difficili da osservare, mentre altre si possono vedere con più facilità persino nei parchi urbani e, a volte, in pieno centro città.
 
In questa puntata guardiamo questi magnifici animali da vicino, cercando di conoscerne gli aspetti biologici più rilevanti e i segreti che hanno permesso a queste specie di vivere sfruttando al meglio ogni possibilità.
 
La prima cosa che colpisce chiunque veda un rapace è il becco adunco: erroneamente sono in molti a pensare che questo abbia la funzione di uccidere o rappresenti l’arma di difesa per eccellenza. In realtà il becco viene utilizzato dall’animale solamente per alimentarsi, perché grazie alla sua particolare conformazione consente al volatile di sminuzzare in parti piccole ed ingerire più facilmente la preda.
 
Vere e proprie armi letali sono invece le zampe e gli artigli, che consento di catturare la preda uccidendola all’istante grazie anche alle lunghe unghie che penetrano negli organi vitali.
 
E’ molto interessante notare come i tarsi e gli artigli siano diversi da specie a specie, a seconda del tipo di caccia prediletta dall’esemplare: il Biancone, ad esempio, deve poter essere agile e veloce nel bloccare la testa dei serpenti, e artigli molto lunghi ostacolerebbero i suoi movimenti; il Falco pescatore invece ha degli artigli molto arcuati con due dita rivolte in avanti e due indietro che, accompagnate da una epidermide che ricopre la zampa molto particolare, gli permette di afferrare i pesci, notoriamente viscidi, senza farseli scappare.
 
Il loro piumaggio non è come quello dei rapaci notturni, morbido e adatto a non emettere alcun tipo di rumore, ma è perfetto in ogni sua parte per garantire il volo ad alta quota necessario per sorvegliare il territorio ed eventualmente lanciarsi a gran velocità sulla preda.
 
Gli occhi sono molto importanti e, come per gli artigli, hanno subito alcuni adattamenti: ad esempio, il Falco pecchiaiolo che si nutre principalmente di insetti ha delle particolari squamette attorno alle orbite che lo proteggono da eventuali punture di api e vespe.
 
Volando a grandi velocità la pupilla potrebbe rimanere facilmente danneggiata dal pulviscolo, dagli insetti o dall’attrito dell’aria, ma madre natura ha pensato di dotare questi splendidi animali di una terza palpebra, che è semitrasparente e che protegge gli occhi da possibili traumi.
 
A differenza di quanto abbiamo visto nei rapaci notturni, gli occhi sono posti lateralmente al cranio proprio per garantire un maggior campo visivo, estremamente utile per osservare bene dall’alto. Gli organi della vista sono inoltre particolarmente sensibili e strutturati in modo da compensare la mancanza di una efficace visione binoculare. Sono in grado anch’essi di ruotare il capo  fino a 180 gradi in modo da osservare meglio la preda. Inutile negarlo: hanno una vista molto più acuta della nostra!
 
Una curiosità che ho potuto osservare molto bene durante il mio lungo periodo di lavoro presso il Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma, è che i rapaci diurni riescono a mantenere in posizione perfettamente immobile il capo pur muovendo il resto del corpo, una strategia funzionale alla vista e al mantenimento della concentrazione sulla preda anche volando molto velocemente.
 
Con un apparato visivo così ben progettato, l’udito è un senso che seppur sviluppato viene utilizzato solo secondariamente, mentre l’olfatto è scarso come in quasi tutte le specie di uccelli.
 
E’ difficile osservare un rapace da vicino, mentre è assai più comune vederlo mentre vola: ma come fare per identificarlo? Anzitutto occorre valutare il luogo dell’avvistamento: è infatti impossibile osservare un’aquila reale volteggiare in un centro storico delle nostre città!
 I
n secondo luogo si dovrebbero memorizzare la forma delle ali (se sono a punta, o sfrangiate) e della coda (a ventaglio, biforcuta, lunga e stretta..).
 
Si osserva inoltre anche il tipo di volo. Fatto ciò muniti di una guida per l’identificazione degli uccelli si potrà provare a identificare l’esemplare osservato.
 
Purtroppo esiste un altro modo per poterli vedere da vicino: si tratta degli esemplari ricoverati negli ospedali per gli animali selvatici, che si trovano lì dopo essere stati trovati in difficoltà. Molti di loro infatti sono delle vittime illustri del bracconaggio o dei cosiddetti “errori” di caccia, e nonostante le cure e gli interventi, la maggior parte di essi non potrà più tornare a vivere libera a causa delle gravi lesioni riportate.
 
E’ stimato che oltre il 30% dei rapaci ricoverati nelle strutture di recupero siano stati impallinati da cacciatori e salvati dai cittadini: molti degli esemplari feriti, però, non verranno mai trovati e purtroppo saranno destinati ad una lenta agonia.

 

Data: 09/07/2011
Autore: ANDREA BRUTTI
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