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CORSE CLANDESTINE: L'INFERNO DEI CAVALLI

  Tentare di capire la realtà che imprigiona migliaia di cavalli del sud Italia all'interno di spazi angusti senza alcuna garanzia di benessere, maltrattati, drogati e infine macellati, è anche una maniera per capire come il degrado del territorio accompagni sempre il venir meno di un'ampia schiera di valori.
  Non esiste un problema cavallo a Palermo, città dove ho girato il documentario Horses from Hell pubblicato da
www.geapress.org. Esiste il problema del suo territorio, grondante di abbandono e perciò di degrado. Il cavallo ne è solo una componente, così come lo sono, ad esempio, i minori coinvolti nello squallido mondo ove purtroppo il cavallo funge da attrattiva. 
  Per capire dove possono essere rinchiusi i cavalli, basta conoscere il territorio. Il suo controllo, pur con tutta la considerazione del grave fenomeno mafioso, può instaurarsi ovunque vi sia una distrazione della politica, a volte funzionale ad un circolo vizioso difficile da spezzare.
  Nel lato sud del centro storico di Palermo, vi è da sempre uno dei punti deboli della difesa della città. Lì si scontrarono le truppe cartaginesi con i romani, da lì entrarono i normanni contro gli arabi, fino a giungere ai Mille contro i borboni.
  Siamo a due passi dalla foce del fiume Oreto, ancora contaminata da grossi scarichi fognari e da casermoni bianchi  di case popolari costruite sui terreni alluvionali del fiume. In questo tratto della città  vi è quello che una volta era l'approdo di Sant'Erasmo. Più di recente c'è stata la camera della morte della mafia. I disgraziati venivano torturati e  seviziati, i corpi sciolti nell'acido (tanto il mare è vicino).   
 Oggi attraccano piccole barche che scaricano grossi ricci di mare prelevati nell'inquinato Golfo di Palermo da pescatori forniti di bombole, cosa vietata dalla legge. Tra Sant'Erasmo e la foce del fiume Oreto, vi è una stradina dove vi sono alcune stalle ovviamente abusive. Tubi metallici fanno da recinto esterno per i cavalli.
  Da lì provenivano i calessi che domenica 25 aprile, con l'asfalto ancora bagnato dalla pioggia, hanno sfrecciato sulla grande circonvallazione cittadina. A bloccare la circolazione stradale, una fila di automobili e scooter per fortuna intercettati da cinque volanti della Polizia di Stato.
  Siamo riusciti a filmare l'inseguimento, eravamo sul punto dove si sono fermati i fantini attimi prima dell'arrivo degli stessi poliziotti. Per un  frammento di secondo  è stata una sorta di liberazione. Solo per poco; i cavalli, infatti, torneranno nella stalla sequestrata. Non vi è altra soluzione. Sono migliaia.
  Appena dietro i casermoni bianchi lungo il fiume Oreto, vi è la zona di via Macello (nome non casuale, anche se il macello è in disuso). 
  Via Macello segue i resti degli argini costruiti lungo le anse del vecchio corso del fiume.  Lì hanno investito i loro soldi i boss Graviano, quelli degli attentati in giro per l'Italia e di Padre Pino Puglisi, il prete che non chinò la testa ai mafiosi e si intestardì a togliere i ragazzi dalla strada. Per questo fu ammazzato. Un tempo vi erano i pantani Cascino ed era luogo di sosta di uccelli migratori. 
  Molti pittori hanno immortalato la bellezza del posto. In questa zona i palazzoni non sono più bianchi ma arancioni. Via Macello si prolunga verso Piazza Scaffa ove  vennero uccise otto persone tra cui il facoltoso  proprietario di una macelleria equina. Nessuno è mai stato condannato ma al processo la vedova del commerciante puntò il dito contro un allevatore di cavalli che era entrato in contrasto con il marito.
  Via Macello, oggi, è ancora piena di cavalli. Vengono utilizzati per le carrozze dei turisti, per i calessi da corsa e per la macellazione. Il fiume Oreto, appena poco a monte il tratto inquinato della foce, ha dato segni di naturalizzazione. Vi sono i Piro piro piccolo, gli aironi cenerini che d'inverno si posano sui grandi alberi del vicino orto botanico, nidifica la gallinella d'acqua e l'usignolo di fiume, si vedono i cormorani ed in estate le rondini. 
  In alcuni tratti meno turbolenti, sono tornate le carpe ed avannotti in risalita dal mare. Il motivo per cui la qualità dell'acqua è migliorata, è dovuto principalmente all'abbattimento di una miriade di casupole adibite a stalle per cavalli. Questo avvenne dopo l'uccisione di un parente di un noto pentito di mafia.   Nei pressi di un altro fiume di Palermo, che ora scorre in un canale sotterraneo divenuto fogna, si accede nella piazza di Danisinni con ingresso ben in vista di un'altra macelleria equina.
  E' un luogo ricco di sorgenti, tutte interrate, ma l'acqua degli acquedotti arabi (qanat) che arrivano nella zona, scorre copiosa sull'asfalto prima di essere inghiottita da un tombino fognario. Il fondo della depressione è stato per  molti secoli ampliato dalle cave di calcarenite con al quale  è stato costruito l'enorme centro storico della città. Nel lago che si formò, gli arabi coltivarono i papiri e fino agli inizi del secolo scorso vi erano i lavatoi che utilizzavano l'acqua che sgorgava copiosa da una grotta.
  Oggi tutta la depressione di Danisinni è occupata da stalle per cavalli. Gli animali sono parecchie decine. Spesso in catapecchie con specie di paddok esterni, alcuni dentro case a cubo in parte ricavate nella roccia ed ancora oggi abitate non solo dai quadrupedi. 
  E' un luogo di poveri e finti poveri. E' il luogo di origine della famiglia mafiosa di Pippo Calò cassiere della mafia corleonese, oggi defunto. Proprio a Danisinni possedeva un terreno, ereditato dal padre. Danisinni è un luogo chiuso. I bambini di sette otto anni sanno perfettamente guidare il calesse da corsa trainato da un  cavallo adulto.
  Da Danisinni si raggiunge facilmente via Ernesto Basile, dove hanno sede  buona parte delle Facoltà universitarie di Palermo. Qui, domenica 6 giugno, a sera inoltrata, la Polizia di Stato ha interrotto un'altra corsa clandestina. Il veterinario dell'Ausl ha dichiarato che il cavallo era in buono stato di salute.
  Non ci siamo spostati molto nella città. Siamo rimasti sempre in una zona centrale di Palermo che tende verso la periferia sud. Non abbiamo coperto neanche tutto il centro storico, dove si riscontrano le situazioni più drammatiche per i cavalli, così come abbiamo documentato su Horses from Hell.
  Spesso singoli animali, in un box per auto, con i liquami che scolano in strada. Legati a due corde e così immobilizzati appena dietro la porta di ingresso. I contenitori delle flebo, le foto dell'ippodromo. Proprio dall'ippodromo ne provengono molti. In alcuni casi si tratta delle stesse stalle. L'hanno detto le Forze dell'Ordine.
  Da queste scuderie si acquistano i cavalli che fanno registrare tempi troppo alti. Vengono venduti quasi a peso di macello. In un macello, del resto, andranno a finire. Come quello scoperto dai carabinieri dei NAS. Valore mezzo milione di euro. Sette cavalli in attesa di essere finiti con un grosso martello. Più di duecento chili di carne equina pronta per essere venduta.  Anche in queste micro stalle, calessi da corsa e carrozze per turisti.
  I calessi a Palermo, li puoi vedere ovunque. In centro città, a due passi dalle sedi di Comune, Provincia e Regione. Non abbiamo mai sentito un politico esprimersi su questo fenomeno. Non lo fanno neanche quando vi sono gli interventi delle Forze dell'Ordine contro le corse clandestine. Sono talmente tanti i calessi da corsa a Palermo, da far  pensare che non può essere solo arroganza mafiosa. 
  Quella è scontato che ci sia, ma non è solo a causa della mafia. Molti proprietari di cavalli, comunque perfettamente inseriti in un sistema organico di controllo del territorio, sono poveracci.    
  Forse in alcuni casi sono le mezze tacche a cui qualche potente ne affida il mantenimento. E' capitato anche con i cani da combattimento. Ma se con meno di mille euro ottieni un cavallo, potrai tentare la carriera di vetturino per turisti, iniziando da abusivo e chiedendo poi il permesso.
  Puoi entrare, se ti fai il calesse da corsa, nel giro di allenamenti e corse a cronometro, documentati da GeaPress così come le stalle. Il vero motivo  per cui puoi farlo è dovuto al  Codice della Strada italiano che nulla vieta anche nella formulazione del nuovo testo che sarà a breve approvato in Parlamento.  
  Il Codice, infatti, consente il mantenimento di veicoli a trazione animale, pertanto anche dei calessi da corsa, senza limitazione alcuna per le strade urbane. 
  Li puoi finanche guidare se hai compiuto 14 anni. Se poi sei coinvolto in una competizione non autorizzata in strada, la lieve sanzione amministrativa che già non fa paura a nessuno, è addirittura minore rispetto alle competizioni con veicoli a motore. I calessi dovrebbero possedere lucette e sistemi di frenaggio, ma in città  è come aprirsi una rivendita abusiva di orto frutta. Ve ne è una ad ogni angolo di strada e già poche ore dopo l'intervento dei Vigili, ritorna ad occupare il posto. 
  Occorre, pertanto, una previsione certa che bandisca la strada ai cavalli. A parte loro e le carrozze per i turisti, nessuno utilizza più veicoli trainati da cavalli. La legge contro il maltrattamento di animali, poi, è del tutto insufficiente. Punisce chi  fa competizioni in strada ma solo se viene meno l'integrità fisica dell'animale.
  Non vogliamo l'adozione dei cavalli. Sono migliaia e appena uno muore durante la corsa, o per altri motivi va via, viene immediatamente sostituito. Vogliamo solo togliere la strada ai cavalli. Potrebbe essere l'inizio della fine.

www.geapress.org

giovanni.guadagna@geapress.org

(Il video, anche nella versione inglese, dura circa venti minuti ed è diviso in tre parti che si susseguono automaticamente.)

 

Giovanni Guadagna, palermitano, è stato Responsabile Nazionale della LAV e poi di ENPA. Dal giugno 2010 il suo impegno è con GeaPress, la prima agenzia di stampa specializzata sui temi della protezione animale. E' esperto di cattività animale e di fenomeni zoomafiosi.

Data: 17/06/2010
Autore: GIOVANNI GUADAGNA
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