Dietro l’insensato progetto della Formula 1 all’Eur ci sono due questioni generali. La prima riguarda lo stato di salute delle nostre istituzioni; la seconda la prospettiva con cui si tenta di uscire dalla crisi economica.
Riguardo alla prima questione c’è da dire che le istituzioni elettive e gli enti pubblici come l’Eur sono ormai terra di conquista di spregiudicati speculatori che non hanno a cuore il comune destino di una città, ma soltanto il proprio interesse temporaneo. Non conoscono gli oggetti che sono chiamati a governare, la loro storia, le qualità, la bellezza. L’unico imperativo è quello di cavarne soldi, il resto non conta.
Questa prassi non riguarda solo Roma e - a scanso di possibili equivoci- è noto che questo andazzo è stato causato da una riforma irresponsabile firmata dal ministro Bassanini che ha consegnato ai partiti politici ogni angolo delle pubbliche amministrazioni. Mi rendo ben conto che è un giudizio molto duro e che va adeguatamente argomentato.
Per farlo, è opportuno riprendere un discorso tenuto da Fiorentino Sullo alla Camera dei Deputati nel 1963. Sullo era stato membro dell’Assemblea costituente e fu padre di una coraggiosa proposta di riforma urbanistica mai approvata. Disse: “All’EUR è stato possibile destinare al verde e agli spazi pubblici il 47 per cento dell’area. E si capisce! L’EUR è un quartiere nato dall’acquisto integrale, da parte di un ente, pubblico, di 430 ettari di terreno. Il commissario dell’ente non ha dovuto perciò rendere conto ad alcuno: ha potuto destinare a parchi e giardini pubblici il 21 per cento; alle strade ed alle piazze il 26 per cento. Immaginiamo, ora, che l’urbanizzazione e lottizzazione dell’EUR fossero avvenute senza l’intervento di un ente pubblico. Chi può supporre che tanta parte del suolo sarebbe stata destinata a spazi liberi? il confronto tra l’EUR e Monte Mario, per gli sprovveduti di nozioni urbanistiche, potrebbe essere salutare”.
L’Eur è dunque un gioiello dell’urbanistica pubblica e come tale andrebbe tramandato alle future generazioni. Ma credo che nessun dirigente pubblico di nomina politica sappia nulla di questo importante momento della storia di Roma. Sanno soltanto argomentare su quanti milioni di investimento pubblicitario porterà la Formula 1. La bellezza non rientra nei loro obiettivi.
Il confronto con Monte Mario potrebbe essere salutare per gli sprovveduti di nozioni urbanistiche, diceva Sullo. Purtroppo l’Eur passo dopo passo diventerà come quell’anonimo quartiere speculativo. Si demolisce il Velodromo olimpico per farci sopra una speculazione. Le torri delle Finanze verranno abbattute per farci sopra una speculazione. Il laghetto è stato violentato per farci sopra una speculazione. L’Eur è ridotto ad un luogo di scorribande.
C’è poi un’altra questione. I bellissimi parchi furono disegnati da un grande paesaggista come Raffaele De Vico. Quest’anno cade l’anniversario dei 50 anni dalla morte di Adriano Olivetti che nella sua Ivrea e a Bagnoli ha lasciato parchi bellissimi disegnati da Pietro Porcinai. De Vico e Porcinai fondarono nel 1950 l’Aiapp, associazione italiana di architettura del paesaggio. Oggi si vogliono distruggere i parchi dell’Eur e abbattere i bellissimi alberi quasi secolari per farci i box delle auto in gara! Spero soltanto che un sussulto della società spazzi via questi personaggi che stanno distruggendo un immenso patrimonio di cultura e di natura.
E veniamo alla seconda questione. La crisi economica stavolta ha toccato anche Roma, che altre volte l’aveva scampata per la grande presenza delle pubbliche amministrazioni. Il sistema scolastico perde professori, la ricerca langue, la vicenda Alitalia è nota. In questo quadro è encomiabile che gli amministratori cerchino strade da percorrere per assicurare un futuro alle giovani generazioni.
Ma nel merito emerge però un preoccupante vuoto di prospettiva. Una città che ha il più grande giacimento culturale del mondo non ha bisogno del “modello Dubai” per richiamare investitori. Ha bisogno di investire nella qualità urbana (il centro storico è ridotto ad un suk), nella stabilità dei monumenti (giorni fa si è lesionata una galleria del Colosseo), nella cura dei parchi (che versano ormai in un diffuso degrado).
So bene che a questo punto viene estratto il cartellino rosso: non ci sono i soldi. Davvero? Con le centinaia di milioni sperperati per costruire piscine pubbliche per i campionati mondiali del 2009 e mai aperte (Ostia e Valco San Paolo) e tanti altri esempi si potevano fare opere utili e non svendere al circo della Formula uno i parchi dell’Eur.
Non sono i soldi a mancare: sono le idee per una città del futuro.