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IL PAESAGGIO E' UNO STATO D'ANIMO - Psicologia dell'amante della natura
Luciana Marinangeli e' scrittrice, francesista e presidente dell'Associazione l'Alberata

  Ricorderò per tutta la vita la risposta che diede una volta Walter Caporale, allora giovane volontario della Lega Antivivisezione in visita didattica a uno studente del Liceo Torquato Tasso di Roma. Il Tasso è con il Visconti e il Virgilio uno dei tre licei storici di Roma; vi hanno studiato molti personaggi del mondo politico e intellettuale, da Andreotti a Vittorio Gassman allo psicoanalista Mario Moreno.
  E' un istituto che si è distinto dagli altri per il suo orientamento particolarmente aperto agli interessi extrascolastici più sentiti dai ragazzi, specie all'epoca della mitica Preside Fabbri, dall'impegno politico, al teatro ed ai viaggi all'educazione ambientalista. C'era un professore di latino amante dei felini, che leggeva sempre ai suoi allievi i sonetti del Tasso – appunto - sulle sue gatte.
  Così anche in quel caso il giovane pubblico seduto sugli scanni circolari dell'Aula di Scienze non si limitò ad ascoltare con passabile attenzione gli argomenti dei volontari sulla condizione degli animali e la necessità di alleviarne le sofferenze: uno degli studenti, un leader, volle sapere di più. Colpito dalla passione del volontario, gli rivolse una domanda personale, magnifica perché diretta, dando voce al pensiero di molti dei presenti. La domanda fu:
 
"Perché fai l'animalista?"
 
La risposta fu altrettanto magnifica:
 
"Per rabbia. Rabbia di fronte all'ingiustizia. L'ingiustizia con cui vengono trattati gli animali, l'ingiustizia con cui viene trattata la natura".
 
Miracolo! Accensione di tutti gli occhi di tutti i ragazzi, anche di quelli che fino a quel momento avevano ascoltato passivamente, pensando ad altro.
 
Molti di loro si sono poi iscritti a scienze biologiche, e molti di più a giurisprudenza: per combattere i reati ambientali.
 
Quella risposta mi fece riflettere, mi chiarì qualcosa; avviò dentro di me una ricerca, la ricerca di una spiegazione del pungolo avvertito tutta la vita di riparare i torti che vedevo fare agli animali e alle piante, pungolo doloroso quanto insopprimibile, che mi faceva intervenire laddove gli altri non vedevano o si giravano dall'altra parte. Io vedevo e non dimenticavo di aver visto.
  Ciò che mi aiutava era anche il fatto che vedevo e non dimenticavo di aver visto tutte le bellezze degli animali e della vegetazione quando è lasciata stare, non dimenticavo il pettirosso visto per un attimo nel mio cortile a cogliere una bacca rossa su una pianta di un davanzale e poi frullato via, visione di natura fra tetri torri di cemento; non dimenticavo il glicine che decenni fa rivestiva col suo maestoso mantello verde e lilla un cancello di viale Mazzini; non dimentico il ciliegio di via Manara a Roma che ogni anno mi batte in velocità perché fa le gemme e fiorisce pochi giorni prima che io lo scopri.
  Sono fortunata perché ho visto molta bellezza nella natura - anche tra gli esseri umani - e il ricordo di quella bellezza, che c'è stata, che c'è, che dunque è possibile, mi incoraggia a muovermi, ad agire per quanto mi è possibile per ricrearla nella sua condizione originaria. Io credo che piccolo non vuol dire non importante e so che fare una carezza ad un animale o guardarlo con dolcezza è un gesto importante.
  Io credo che piantare il seme di un limone sul davanzale, regalare una pianta in vaso, elogiare la bellezza di un albero incontrato sulla strada in cui passeggio con un amico è un gesto importante, anche se forse non vedrò il risultato vincente, che però ci sarà. Io credo che il mondo e le sue possibilità sono infinite, sono gemme preziose che troppo spesso appaiono ai nostri occhi come velati da un manto di polvere che ne nasconde la luce. Basta soffiare via la polvere, ricordare la luce che c'è sotto.
  Ho parlato di pungolo doloroso: perché il paladino prova innanzitutto tristezza vedendo una situazione di sofferenza, di dolore, che il suo cuore generoso cercherà di mitigare. La rabbia dell'animalista copre la tristezza, viene dalla tristezza. E' una verità psicologica.
  L'arrabbiato farà allora bene, regola generale, non a sfogarsi nervosamente anche in altre occasioni e altri contesti, ma a cercare le cause della sua tristezza e vedere di farci qualcosa: non perdersi nei "perché": "sono arrabbiato con X perché X ha fatto questo e quello", ma andare a "dunque" : "sono arrabbiato perché mi tagliano l'albero sotto casa", dunque telefono e scrivo al Comune, faccio un cartello sugli alberi vicini, mi coalizzo coi vicini, ne pianto io un altro di notte e/o intanto regalo piante con la terra agli amici e compro DVD naturalistici e ne canto le lodi eccetera eccetera.
 
  Rabbia per un'ingiustizia. Forse una grossa ingiustizia ci fu, nella storia personale dell'ambientalista. Forse c'erano troppi fratelli a contendersi l'attenzione dei genitori, forse i genitori erano oppressi da preoccupazioni che lasciavano loro poco spazio da dedicare al figlio. Così quel bambino ferito nel suo senso di giustizia ha cercato di riparare quel torto, torto che in primo luogo è stato involontariamente fatto all'armonia generale, alla giustezza dei rapporti nel mondo, al wa, la parola giapponese con cui si indica la necessaria, fondamentale armonia dell'insieme, per cui tutto ciò che mi circonda fa parte della mia vita e siamo collegati tutti insieme in una immensa rete, come insegna appunto Internet.
  Ogni amante è un soldato, come dice Ovido nell'Arte d'Amare e come ogni guerriero ha bisogno del suo riposo, il riposo del guerriero, ambientalista, del paladino della natura, sia fra rose senza spine: cerchi le persone, le situazioni, le azioni che significano per lui vero riposo; ciascuno sa cosa lo fa star bene, gli fa staccare la mente, riaffiorare l'energia; possono essere cose molto semplici, dormire, mangiare, vedere un film che fa ridere, un gelato con un amico tranquillo, non problematico; la radio sul programma preferito; tempo per fare colazione; riprendere un libro che ci ha scaldato il cuore; comprarsi qualcosa per sé, visto che combattiamo per gli altri. E poi, cercare affini, alleati, musicisti le cui arpe vibrano agli stessi nostri aliti di brezza.
  E' il mio augurio, o lettore.


 

La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro

 

 

 

 

 

Data: 26/07/2010
Autore: LUCIANA MARINANGELI
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