In questo periodo si parla - mai quanto si dovrebbe - del grande processo che ha visto costituirsi numerosi abitanti di Casale Monferrato e ex dipendenti dello stabilimento Eternit, o i loro parenti, contro i responsabili di un inquinamento ambientale che a oggi ha mietuto oltre 1.600 vittime. Ma secondo Michele Di Vittorio, direttore regionale alla Sanità piemontese, nell'area interessata si continuerà a morire di mesotelioma pleurico, il tumore causato dal contatto con l'amianto, per altri quindici anni.
Anche nel Lazio, a Colleferro, un'intera valle abitata da impianti industriali a lungo, nel passato, operativi senza alcun criterio, si sta contando un numero impressionante di malati e vittime.
Da anni ormai sono noti i gravissimi pericoli per la salute derivanti dal contatto con l'amianto o con l'affine fibrocemento meglio conosciuto come eternit, un tempo largamente utilizzato e poi ritirato dal commercio. Purtroppo, l'eternit resta diffuso in moltissime abitazioni e proprietà private. Spesso, a causa della collocazione, dell'esposizione e dell'usura, in condizioni di insicurezza, che ne impongono oggi la rimozione.
Tale pratica tuttavia, regolamentata dal decreto legislativo 81/2008, nel nostro Paese è incredibilmente costosa.
Far rimuovere e smaltire a norma di legge, da ditte autorizzate dalle regioni, anche piccole metrature di eternit, richiede paradossalmente di essere ricchi.
In media e per difetto, rimozione e smaltimento di 200 mq di eternit costano perlomeno 4.300 euro, fra operazione in sé, trasporto, Asl e altre incidenze.
Non c'è da stupirsi se in molti ricorrono a un letale fai-da-te, manovrando inopportunamente il materiale e così esponendosi a grandi rischi. Quindi abbandonandolo in discariche abusive, per strada, lungo le coste o al limitare dei boschi.
Rimozione e smaltimento dell'eternit dovrebbero costituire un servizio gratuito. Laddove impossibile, sarebbe logico e doveroso rendere i costi più che mai contenuti e accessibili.