Il Pakistan alluvionato, il Golfo del Messico sommerso di petrolio, enormi ghiacciai alla deriva, Mosca in fiamme.
Nessuno di noi ha più tanto tempo da perdere, purtroppo, con quelli che sostengono che le questioni ambientali sono secondarie, il pianeta sta benissimo e gli allarmi ecologisti sono invenzioni fantasiose. Se prima tali atteggiamenti potevano rappresentare un pittoresco sottofondo, ora risultano proprio un noioso di più.
Ma ben più gravemente, alla luce di quanto accade in Russia, la nostra attenzione torna al nucleare. Come sappiamo, i roghi minacciano le centrali.
Noi viviamo in un Paese in cui il Ministero dell'Ambiente - e non solo, naturalmente - promuove con ogni mezzo possibile quella che è una follia, una truffa ai danni dello Stato e, come i fatti altrove stanno dimostrando, un pericolo di proporzioni incalcolabili.
Sappiamo bene, anzitutto, che in Italia le centrali nucleari, ove mai venissero realizzate - poiché le regioni e i comuni si batteranno, ciascuno con forza, per non averle sul proprio territorio, e miliardi di euro finiranno al solito nella parte propedeutica dei lavori, nelle concessioni e negli appalti - non coprirebbero che una piccola percentuale del fabbisogno energetico nazionale. Il problema dello smaltimento delle scorie rimane irrisolto nel mondo. I paesi evoluti abbandonano il nucleare in favore del risparmio energetico e delle energie rinnovabili, in continua evoluzione.
Non da ultimo, l'Italia è un paese fortemente antropizzato, nonché assai tellurico. Fra gli sconvolgimenti climatici che ogni giorno riservano nuove, preoccupanti sorprese, e l'eventualità di terremoti (costruire con criteri antisismici, francamente, nel caso di una centrale nucleare non è una risposta rassicurante) con quale coscienza questi politici, questi affaristi senza scrupoli piuttosto, avallano una simile impresa?