Per gli animali, siano essi domestici o selvatici, la notte di San Silvestro è la più pericolosa dell’anno. La minaccia è rappresentata dalle conseguenze causate dai cosiddetti “botti” di fine anno, il cui utilizzo (spesso abusato) è un rischio anche per noi uomini.
I nostri cani e gatti vanno incontro a paure, stress e ansie che però possiamo limitare non mostrandoci apprensivi ma, al contrario, comportandoci in modo naturale, con indifferenza, e offrendo loro un rifugio tranquillo.
Per la fauna selvatica la situazione è molto diversa e certamente più grave perché, al contrario dei nostri amici domestici a quattro zampe, non hanno alcun riferimento e quindi si trovano totalmente presi dal panico.
Secondo la mia esperienza pluriennale presso il Centro Recupero Fauna Selvatica di Roma della LIPU, le vittime maggiori della notte di capodanno sono storni, passeri, merli e tutta la fauna urbana di piccole dimensioni. Presi dallo spavento, totalmente disorientati da rumori e luci, gli uccelli cercano una via di fuga andando a sbattere contro gli ostacoli presenti nelle città (in particolar modo le vetrate dei palazzi) riportando spesso lesioni fatali.
Questo è un problema tipico dei centri abitati, aggravato dal fatto che alcuni edifici, quelli più moderni, hanno numerose superfici vetrate che riflettono le luci e contribuiscono a disorientare l’animale.
Per gli uccelli, i botti di capodanno sono molto simili al rumore sinistro dei fucili impugnati dai cacciatori, che la notte sono normalmente assenti: lo “scoppio” è quindi un forte segnale di allarme per la loro sopravvivenza.
Quando lavoravo al centro recupero fauna selvatica della LIPU, struttura tuttora molto attiva sul territorio, la data del 1 gennaio era sempre una giornata da “bollino rosso”, perché si ricoveravano un gran numero di piccoli uccelli a causa di traumi da impatto. Questi volatili riportavano in genere fratture gravissime, non facilmente curabili.
Ricordo però anche il gran numero di persone che ci chiamavano allarmate per il ritrovamento in terra di volatili morti che, presi dal panico, nel tentativo di mettersi in salvo avevano impattato contro palazzi, automobili, cavi elettrici o più semplicemente erano letteralmente morti di paura; alcune specie di avifauna infatti sono molto sensibili e un forte stress può per loro essere letale.
Anche gli effetti luminosi dei fuochi d’artificio non rappresentano certo un segnale rassicurante per gli animali selvatici, alternando momenti di forte luminosità ad altri di buio.
Oltre a tutte queste considerazioni, non dobbiamo poi neanche dimenticare altri effetti negativi sull’ambiente e sulla sicurezza a causa dei botti inesplosi. Sono altri rifiuti inutili abbandonati per le strade e di cui, in questo periodo, faremmo volentieri a meno.
Alcuni comuni si stanno adoperando per emanare ordinanze di divieto (o di severa regolamentazione) per i cosiddetti botti di capodanno, ma sono ancora pochi. Quindi è necessario attivarsi in prima persona, non comprando né utilizzando questi “ordigni”, ma anche sconsigliandone vivamente l’uso.
Siamo ormai nel 2011, che per l’ONU sarà l’anno del pipistrello, gli unici mammiferi volanti del pianeta, a serio rischio anche a causa di sciocche superstizioni o di tradizioni violente o dannose, come i botti di fine anno. Questa abitudine ha senza dubbio effetti gravi sulla biodiversità, che al contrario necessita di serie tutele che la preservino.
Consiglio invece a tutti di salutare il nuovo anno accendendo delle candele vicino alle finestre (ma lontani dalle tende!): si tratta di una luce calda, tranquilla e che invita a pensare alla pace e al rispetto per ogni essere vivente.
Buon anno!
Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni