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MANUALE DI CONVIVENZA - Sulla moria degli uccelli e relative cause

 Il nuovo anno si apre con un inquietante messaggio che giunge dal cielo: centinaia di uccelli morenti sono stati ritrovati in alcuni stati, dall’America all’Europa.
 Per molti e' una visione apocalittica che preannuncerebbe la fine del mondo, e forse non siamo così lontani dalla realtà. Per altri invece è un segnale che induce preoccupazione e dispiacere.
 Gli uccelli sono gli animali selvatici con cui entriamo più frequentemente in contatto; ogni giorno ci risvegliamo con il loro canto e possiamo vederli in ogni momento della giornata, a differenza della restante fauna selvatica che tende a nascondersi e a mimetizzarsi, perché più adattata alla vita notturna o ad ambienti meno antropizzati.
  Gli uccelli, soprattutto nella cultura occidentale e/o cristiana, rappresentano sempre il bene e, in qualche modo, sono legati alla spiritualità e alle forze del bene. Per molti, quindi, questi accadimenti hanno un carattere anche simbolico.
 Aldilà di ogni motivazione “sovrannaturale”, per comprendere simili fenomeni è necessario rivolgersi alla scienza, la quale ci dice che la causa principale di quanto accaduto è  da ricercarsi nei processi di distruzione del pianeta Terra che l’uomo ha così “abilmente” creato.
 Gli scienziati ci tranquillizzano con studi, come quelli apparsi su alcuni quotidiani, secondo cui le cause della morte sono del tutto naturali, ma la verità è che non si può distinguere con certezza tra un evento naturale e le conseguenze delle attività dell’uomo.
 Abbiamo totalmente stravolto gli equilibri naturali, con effetti devastanti sugli ecosistemi: basti pensare al clima impazzito di questi giorni, che regala un preoccupante anticipo di primavera del tutto anomalo in alcune città, mentre in altre zone del Pianeta vi sono temporali, uragani, inondazioni. Gli animali cercano di adattarsi, spostandosi tra i continenti in cerca di cibo: le risorse alimentari che crescevano nel luogo in cui erano abituati a vivere ormai si trovano più a nord o più a sud a causa delle variazioni climatiche. I cicli migratori vengono stravolti, e molte specie sono a rischio di estinzione, perché in “natura” chi non si adatta a cibi e ritmi nuovi, muore.
 Chi invece cerca di adeguarsi, si sposta e migra alla ricerca di un cibo che molte volte non è assolutamente idoneo nè compatibile con le sue esigenze alimentari. A volte siamo proprio noi a fornirlo grazie alle discariche urbane e ai rifiuti abbandonati contenenti residui di cibo.
 Gli esemplari di molte specie che si alimentano in questa maniera diventano così più deboli, si intossicano, diventano maggiormente sensibili alle infezioni  (che si trasmettono con enorme facilità). Se alcuni moriranno in breve tempo, altri invece riusciranno a riprodursi, ma i loro discendenti saranno più deboli  nella maggior parte dei casi; tutto ciò avrà ripercussioni fortemente negative per la conservazione della specie, in quanto gli individui delle generazioni successive saranno sempre più sensibili a malattie e ad epidemie.
 Ma anche la campagna offre ormai cibo avvelenato: le zone fuori dalle nostre città sono spesso lande desolate dove esiste solo agricoltura intensiva, con massiccio utilizzo di pesticidi e di concimi che avvelenano anche noi. Per chilometri e chilometri vediamo solo fazzoletti di terra inframmezzati da industrie, anche chimiche, che con le loro emissioni contribuiscono ad avvelenare il cibo di cui ci nutriamo, oltre che l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo.
 In questo quadro non ha più senso parlare di cause strettamente naturali, terminologia normalmente utilizzata quando la fauna non viene direttamente uccisa dalla mano dell’uomo con avvelenamenti o peggio ancora con la caccia e i fucili. La verità è che abbiamo compromesso gravemente l’ecosistema; in qualche modo tutto - o quasi - dipende da noi e dalle nostre azioni, anche la vita degli animali.
 Un esempio per tutti è il caso degli “uccelli ubriachi” in Romania. E’ stata così definita dalla stampa, con l’obiettivo della sensazionalità e della sdrammatizzazione, la causa della morte di un gran numero di uccelli che si è nutrito di scarti della lavorazione del vino. Il vero punto è un altro: perché si sono alimentati con un cibo di cui prima, con tutta probabilità, non si nutrivano?
 Invece di cercare di correggere i nostri errori che stanno letteralmente sterminando la biodiversità e la vita sul Pianeta, continuiamo a muoverci in senso contrario, continuando l’assurda guerra contro la biodiversità e noi stessi.
 In Svezia è stato accertato che sono stati i botti di capodanno a provocare la morte di centinaia di volatili che, presi dal terrore, hanno tentato la fuga nelle strade cittadine urtando contro svariati ostacoli.
 I fucili, i botti di Capodanno e l’uccidere per divertimento o in nome di sciocche e ancestrali tradizioni che non si addicono alla tanto sbandierata intelligenza umana, la quale farebbe volentieri a meno di simili, inutili e dannose azioni, unita alla mercificazione dell’ambiente e della vita dei nostri “coinquilini” vegetali ed animali, concorrono alla distruzione del Pianeta. 
 
Sono questi i fatti che dovrebbero far riflettere un po’ tutti sui nostri comportamenti individuali e globali, responsabili del futuro della Terra  e della nostra specie.



  Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni


Data: 15/01/2011
Autore: ANDREA BRUTTI
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