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IL PAESAGGIO E' UNO STATO D'ANIMO - Il pino patriarca e il suo popolo cantante
Paul Cezanne - Il grande pino, cm 86 x 92 Museu de Arte San Paolo

  Il pino di via Pompeo Magno a Roma! La meraviglia vegetale! La forza orgogliosa della natura!
La bellezza eccezionale di quest'albero secolare,  che proprio scoppia di salute e di vigore,  sta suscitando in questi giorni  una robusta cordata di appassionati che si recano in pellegrinaggio ad ammirarlo e che vogliono salvarlo da un insensato abbattimento (fra gli adoratori c'è pure la strega del quartiere, la vecchietta che ha dichiarato: "Chi tocca il pino bello, lo ricopro di porri!").
 E' proprio vero: la bellezza è una forza; ha ragione colui che disse che la bellezza salverà il mondo. Se il mondo non è bello, io non ci voglio stare. Senza la vista del pino meraviglioso, non solo via Pompeo Magno ma tutto il quartiere Prati di Roma diventerebbe più brutto.
  La bellezza è anche auditiva, e il pino oltre che bello da vedere  e profumato di abbondante resina gocciolante come miele è bello da ascoltare: il patriarca tiene famiglia: un grande popolo canoro si nutre dei pinoli e costruisce i suoi nidi in quella chioma immensa, e sono  usignoli dal canto forte e melodioso che si sente giorno e notte, lucherini di Wilson con  le loro ovette  azzurrine, gruccioni , cince del ciuffo con la loro tipica cresta picchiettata di bianco e  nero, cince more, pettirossi dal petto gonfio di rosso amore, e una civetta che di notte , immobile come una divinità- Minerva sotto le sembianze di un uccello - fissa il mondo con  i suoi occhi arancione .  Di fronte a tanta ricchezza di vita sento quanto ha ragione il poeta:

 Sia gloria a Dio per le cose chiazzate
per i cieli d'accoppiati colori come vacca pezzata;
per i nèi rosa in puntini sulla trota che nuota;
per i crolli di castagne nei tizzoni ardenti; per le ali dei fringuelli;
per il paesaggio tracciato e spartito- stazzo, maggese, e arato:
e tutti mestieri , con livrea e attrezzatura e foggia...

  Nel 1966 una commissione di botanici convocata dallo Stato designò proprio il pinus pinea come il simbolo per eccellenza di "un'Italia serena, prospera e pacifica, l'Italia cantata da Virgilio e da Dante, da Byron, da Leopardi e da Respighi". Virgilio  amava la bellezza del  portamento maestoso e alto di questa pianta che voleva vedere in tutti i giardini, "pulcherrima pinus in hortis"; la amava Plinio , e dal tempo dei Cesari essa era il simbolo stesso dell'Impero di Roma e del paesaggio romano, con la sua immensa chioma verde e rotonda  alta nel cielo azzurro,  spettacolo che nei secoli ha fatto scendere nel nostro paese migliaia di pittori , scrittori, poeti innamorati di questa estrema bellezza.
  Ernst Bernhard, il grande psicoterapeuta che era sceso anche lui in Italia sulle orme di Goethe, grande ammiratore del paese dove fioriscono gli aranci, quando abitava qui al numero 10 di via Pompeo Magno , di notte sentiva l'usignolo che abitava sul pino e aveva imparato a riconoscerne le note: fu assai comovente che la prima e unica cosa che lo consolò quando, nel giugno del 1940, fu chiuso come "straniero nemico", leggi ebreo, nel carcere di  Regina Coeli, fu il canto proprio di un usignolo che dai grandi pini del vicino Orto Botanico penetrò fin dentro le tetre mura del terzo braccio: " Nel  carcere ho sentito ogni notte  un lusignolo! Mi ha voluto bene!".
  Via della Lungara, dove sorge Regina Coeli, non è lontana da via Pompeo Magno, ma forse è troppo arrischiato pensare che l'uccellino abbia seguito fin laggiù quell'uomo così speciale , così attento alla natura  e vicino ai suoi  ritmi segreti .
  D'altronde viene in mente lo storia vera bellissima di Axel Munthe, lo scrittore svedese che a fine '800 era anche medico e si divideva tra la sua abitazione presso i principi Lancillotti nella Campagna Romana e  il quartiere di Trastevere nel cuore della capitale, dove lavorava come medico condotto. Nella dimora di campagna si era affezionato a un uccellino che gli veniva vicino e accettava non solo il cibo che Munthe gli offriva ma anche la sua compagnia. Un giorno Munthe parte in carrozza per andare a Roma; e voltandosi per guardare dietro vede l'uccellino che gli vola dietro. Gli volò dietro fino a Roma, fino alla casa di Keats e Shelley a piazza di Spagna, dove il medico abitava. Anni fa, durante dei lavori di restauro, fu scoperto sotto un davanzale un involucro dove dentro della carta di giornale era stato conservato un uccellino: il piccolo amico era restato vicino al suo compagno fino all'ultimo, e la sua spoglia conservata.

 Io tesaurizzo storie come queste, caro lettore: le considero valore, da conservare, da tramandare, come il pino di via Pompeo Magno.

 

La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro


Luciana Marinangeli e' scrittrice, francesista e presidente dell'Associazione l'Alberata



Data: 07/02/2011
Autore: LUCIANA MARINANGELI
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