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IL PAESAGGIO E' UNO STATO D'ANIMO - Tre risposte ai distruttori
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 A chi in questi giorni sta distruggendo gli uccelli sia con la strage delle cicogne, sia con le  potature in piena epoca di nidificazione, che sono quindi illegali- vedi l'incomprensibile "messa in sicurezza delle masse arboree" con cui il Comune di Roma sta proprio in questi giorni deturpando la splendida alberata di platani del Lungotevere della capitale, dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità, tre risposte.

 1) Come prima risposta ai distruttori di nidi  sugli alberi farei ascoltare una famosa canzone di Harry Woods con video Internet sulla felicità che dà un uccello, qui il pettirosso, con il suo canto. "When the red red robin comes forth...". In rete c'è la versione di Al Jonson e quella di Dean Martin. L'hanno cantata anche Louis Armstrong, Bing Crosby e Yehudi Menuhim:
 "Quando esce il pettirosso rosso, rosso, non ci saranno più singhiozzi dove lui inizia a gorgogliare il suo vecchio dolce canto. Svegliati, esci dal tuo letto, rallegrati, il sole è rosso, vivi, ama, ridi e sii felice. Quando esce il pettirosso rosso rosso...".

 2) Seconda risposta: " Chi ha ucciso le cicogne deve stare molto male dentro di sé: con tanto odio verso la vita, verso chi lo ha portato in vita, verso chi è il simbolo del suo viaggio  dal mondo invisibile a questa terra. 
 
In uno studio sulla psicologia del cacciatore una ricercatrice di Treviso, Carla Corradi, ha dimostrato che il cacciatore soffre di un arresto della libido alla fase orale, nella primissima infanzia: qualcosa è andato storto nei primi due, tre anni di vita. Sparando agli uccelli, simbolo di Madre Natura, il cacciatore scatena l'odio verso l'antica onnipotenza della madre, perché si odia chi ha in mano il nostro destino. Ma c'è una cosa che quest'uomo che se l'è presa con il simbolo stesso della maternità non potrà mai distruggere: è l'amore universale per questo uccello. Dalla Cina all'Egitto al Giappone alla vecchia Europa, la cicogna è ritenuta non solo uccello di buon augurio ma anche simbolo di pietà filiale, perché nutre i suoi vecchi; ovunque si crede che sia lei a portare i bambini poiché ritorna con il risveglio della natura; con l'airone  e l'ibis è avversaria del male perché distrugge i serpenti, e col suo portamento immobile, solitario, ritto su un piede, come gli asceti, evoca la contemplazione. 
 
Nei villaggi di tutta l'Europa  si leva lo sguardo con emozione al suo grande nido che costruisce sulle case più alte e alla luce del suo piumaggio mentre senza rumore silenziosa e bianca come la neve, si alza e si posa alternandosi con il suo compagno per nutrire i piccoli. E in Giappone è il simbolo della longevità, massimo dono per tutti i popoli asiatici, poiché si dice che viva duemila anni.
 
Chi ha ucciso le cicogne non può annullare il loro ricordo e il fatto che sono vissute. Nulla può cancellare questo, come nessuna morte può cancellare qualcosa che è esistito".

 3) Terza risposta: è la citazione di un racconto di vita vera di Tommasa Alfieri, discendente del poeta e ispiratrice di una comunità spirituale, tratto dal suo libro di ricordi Uno sguardo che accarezza la memoria (ed. Amici della Familia Christi, 2010). 
 
"Il nido nel geranio. Se ne sono andati. Era da giorni che recandoci a d innaffiare il geranio pendente all'ingresso dell'Eremo, si stava attenti a non fare andare acqua a sinistra vicino al bordo dove c'era un nido proprio nel vaso del geranio pendente, con cinque ovetti. Forse cardellini? Cinque ovetti nel fondo: spesso la mamma non c'era, forse in giro a cercare muschio e morbidi ciuffetti di erba secca; poi tornava, si metteva sugli ovetti e diventava tutta gonfia per le penne arricciate. Non aveva paura di noi e noi le volevamo bene. Un giorno, dal soffice fondo del nido vennero fuori quattro testine implumi, a bocca spalancata ed occhi chiusi: dormivano aspettando il cibo. Poi dopo qualche altro giorno emersero i corpicini non più implumi; quattro su cinque uova. Dovevano proprio essere cardellini, il pigolio era gentile ed armonioso. Intanto era successa una cosa strana, ma vera, proprio vera. Il geranio si era spostato tutto da una parte per non dar fastidio al nido. Spostato o forse solo piegato da una parte: ma il geranio pendente mentre prima scendeva da una parte e dall'altra del vaso, ora era andato tutto da un lato solo,lasciando un bello spazio libero dall'altro. La cosa comunque ci commosse; quel vaso di geranio era un quadro di comunità e di comunione fraterna. Ora il nido è vuoto. Non li abbiamo visti partire i cardellini, ma non ci sono più. Non abbiamo levato di lì ancora il nido...Bello in una fioritura abbondante e luminosa, sempre tutto da una parte pare che anche il geranio aspetti...".

   

La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro

 Luciana Marinangeli è scrittrice, francesista e presidente dell'Associazione l'Alberata

Data: 23/05/2011
Autore: LUCIANA MARINANGELI
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