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EmergenzaL'inaudita ciclica riproposta degli xenotrapianti
L'inaudita ciclica riproposta degli xenotrapianti

COMUNICATO EQUIVITA

17/11/2011

L’inaudita ciclica riproposta degli xenotrapianti

Domani, 18 novembre 2011, si svolgerà a Cremona una conferenza della Fondazione Avantea  - che intende ampliare l’attività con la costruzione di un nuovo stabulario - per raccogliere fondi per le ricerche. Queste avranno come obiettivo principale lo “xenotrapianto” (vedi “La Provincia” 12.5.11)

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Il trapianto di organi di animale nell’uomo (xenotrapianto) viene rilanciato da oltre 20 anni, con cadenza ciclica e ottusa ostinazione di fronte ai fallimenti del passato e agli indiscutibili, insuperabili ostacoli che comporta . Simili iniziative vengono incentivate dalla cecità di chi, credendo di fare un buon investimento, elargisce sconsideratamente i fondi per realizzarle.

Altrettanto ciclica e scontata è la costernazione del Comitato Scientifico EQUIVITA davanti al progetto che è stato annunciato pochi mesi fa, e che si suppone domani venga presentato nel corso della conferenza a Cremona dall’azienda Avantea. EQUIVITA si appella agli amministratori della Regione Lombardia e al Ministro della Salute, come pure all’Istituto Superiore di Sanità affinché vengano riconsiderate le autorizzazioni eventualmente concesse.

Il Comitato Scientifico EQUIVITA, avendo seguito i numerosi fallimenti degli xenotrapianti dalla loro prima ideazione (negli Stati Uniti con Thomas Starzl) è al corrente delle ragioni molto rilevanti per cui essi, lungi dal rappresentare “una soluzione innovativa per i nostri mali”, sono un mero business (fallito in partenza) che ha l’effetto certo di una immensa sofferenza di cavie umane e non umane.

EQUIVITA, ricordando che dei numerosi tentativi di xenotrapianti già fatti in tutto il mondo nessuno è mai riuscito, e che tutti i trapiantati (sia uomini che animali-cavia) sono morti in seguito a terribili agonie, tiene a precisare ancora una volta quanto segue:

1) Un unico xenotrapianto potrebbe scatenare gravi epidemie dovute ai virus latenti nell’animale che non sono individuabili prima del passaggio nella specie umana, e che acquistano nuova virulenza a causa degli immunosoppressori usati nel trapianto. Infatti in UK, un documento ufficiale che il candidato al trapianto doveva sottoscrivere recitava:  “ Mi impegno a non avere figli… a sottopormi al monitoraggio delle Autorità…a fornire i nomi dei miei partner sessuali e conviventi…ad accettare il confinamento.

2) Il pericolo più grave riguarda il paziente. Esso va ben oltre quello del rigetto. Lo xenotrapiantato diventa, come da definizione di Thomas Starzl, una “chimera post-operatoria” Come dimostrano gli studi scientifici eseguiti, le cellule dell’animale si diffondono in tutto il suo corpo (un’altra squadra di ricercatori statunitensi diretta da David Sachs proponeva infatti di far precedere il trapianto d’organo da un trapianto di midollo osseo dell’animale per rendere il paziente “più compatibile”). Di conseguenza lo xenotrapiantato sarà uomo solo al 90% (o 95%, o 80%?)

Con quali conseguenze? Di certo l’organo d’animale trapiantato nell’uomo non si comporta come un organo isolato, come un nuovo radiatore sostituito in una macchina …

3) Nessuno sembra valutare il problema etico legato a questa inquietante breccia aperta nella barriera tra le specie. Poiché le cellule animali si annidano ovunque, la linea di confine tra animale e uomo viene cancellata. Come sarà modificata l’identità stessa dell’essere umano? Chi dichiara, in difesa di questa tecnologia, che esiste una barriera sangue-cervello, trova molti scienziati contrari a tale tesi. Essi ritengono che non sia possibile scindere il cervello dal resto del corpo.

E quale sarà inoltre il numero di geni umani che, nel tentativo di “umanizzarlo” al massimo, si potranno introdurre in un animale prima che anch’esso diventi una chimera umana?

4) Andrebbe inoltre ricordato che la dichiarazione UNESCO sul Genoma Umano vieta la creazione di chimere umane e così fanno altre Convenzioni internazionali.
Non è difficile del resto immaginare i problemi etici che seguono, legati alla nuova identità dell’essere umano xenotrapiantato… Quanti organi di animali si potranno introdurre nella tessa persona? Esiste oppure non esiste (come sostengono alcuni scienziati) la barriera sangue-cervello? Quanti sono i geni umani che potranno essere introdotti nel maiale nel tentativo di ”umanizzarlo”?

5) Bisogna ricordare che negli allevamenti di maiali transgenici predisposti da Avantea, la riproduzione degli animali verrà effettuata con la clonazione. Questa è d’altronde l’unica procedura che consente di conservare, da una generazione all’altra, le caratteristiche genetiche artificialmente introdotte. Come possiamo, a questo punto, non ricordare l’allarme lanciato proprio da Ian Wilmut (il cosiddetto “padre” di Dolly, prima pecora clonata) quando si scoprì che a causa della clonazione Dolly era (così come ogni altro animale riprodotto con la clonazione, a causa dei telomeri accorciati) sempre più soggetta, col passare del tempo, ad ogni malattia?

Ian Wilmut (vedi la Repubblica 29/4/02, “Tutti i cloni hanno difetti genetici. L’allarme del papà di Dolly stop a esperimenti sull’uomo”) disse allora: “Anche se la clonazione può migliorare, resta un processo ad alto rischio … abbiamo prove che essa produce difetti.”. Questi problemi, egli aggiunse, avrebbero potuto colpire gli esseri umani nati con la clonazione. Ian Wilmut ricorderà queste sue parole domani quando presenzierà all’inaugurazione del nuovo centro Avantea? Se questo è stato il suo pensiero sulla clonazione nel 2002 come può non considerare il rischio dell’uso, nel corpo umano, di un organo di altra specie che non solo comporta gli insormontabili problemi elencati nei punti 1,2,3,4, ma è anche “difettoso” perché prodotto con la clonazione?

6) Per quanto riguarda, inoltre, le ricerche sulle patologie umane che la Fondazione Avantea si propone di portare avanti con i suoi maiali gm (“super-pig”):

Il Comitato Scientifico EQUIVITA  ribadisce che la malattia artificiosamente introdotta nell’animale non ha alcuna somiglianza con quella che spontaneamente insorge nell’uomo e che oggi la critica al modello animale, per lo studio delle malattie umane, si sta diffondendo in tutto l’ambiente scientifico, anche più istituzionale. Che per consentire il progresso della medicina e tossicologia si deve investire nei numerosi altri metodi offerti dalla genetica, biologia e altre branche della scienza, che consentono risposte straordinariamente più ampie e affidabili.

Conclusione:                 
Gli investimenti colossali fatti nella ricerca sugli xenotrapianti sono voluti soprattutto dagli interessi delle industrie biotech. Di queste va ricordato che riscuotono un diritto di brevetto ad ogni riproduzione clonata del maiale geneticamente modificato, o di altro animale gm usato nei laboratori, di cui detengono il brevetto. Esse sono alla ricerca continua di nuovi mercati. Ma è più che evidente che gli xenotrapianti hanno rappresentato in realtà fino ad oggi uno sperpero enorme di risorse, oltre che di sofferenza umana e animale.

Il Comitato Scientifico EQUIVITA ritiene che una ricerca che voglia realmente migliorare la salute umana, non creando rischi per la collettività, dovrebbe avere come primo fine la prevenzione, in particolare con il miglioramento del nostro ambiente (soprattutto combattendo l’inquinamento chimico). La prevenzione, oggi realmente indispensabile, evita le malattie in luogo di tentare di curarle in modi tanto irrazionali - che si basano su di una visione arcaica e riduzionista del vivente - e lo fa con costi infinitamente minori.

La prevenzione, (il cui unico difetto è la scarsa spettacolarità e gli assai minori guadagni che offre) si rivolge a tutti, ricchi e poveri… ottenendo risultati mille volte maggiori.

Comitato Scientifico EQUIVITA

www.equivita.org

E-mail: equivita@equivita.it

Tel. + 39.06.3220720, + 39.335.8444949

 

 

Data: 20/11/2011
Autore: Comitato Scientifico EQUIVITA
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