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ProgettoCavalli in Egitto
Il commento di Stefano Salmi
Cavalli in Egitto

 Dopo l’articolo e le foto shock pubblicate dal Daily News sui cavalli che muoiono di fame in Egitto, abbiamo voluto approfondire la questione, grazie a un nostro contatto sul posto.
  Stefano Salmi è un profondo conoscitore dei cavalli e un esperto di approccio naturale e addestramento non coercitivo, con tecniche perfezionate in tanti anni di lavoro a stretto contatto con questi animali. Buona parte di questi anni l’ha trascorsa in Egitto, dove è riuscito a combinare l’attività di passeggiate a cavallo con la primaria attenzione al benessere degli animali, cosa più unica che rara (non solo in Egitto ma dovunque).


Stefano in sella al suo stallone Pegaso, che è scalzo e senza morso

Recentemente abbiamo avuto il piacere di ospitare Stefano per un paio di mesi presso la nostra struttura e di vederlo all’opera con alcuni nostri cavalli, con ottimi risultati. Ad esempio con Gilda, che dal suo arrivo a Filicaja manifestava una certa aggressività, tale da rendere impossibile anche vaccinarla o incavezzarla, e che adesso è una cavalla gestibile (anche se continuiamo a lavorarci, per farle dimenticare i maltrattamenti subiti in passato).

Tra Stefano e IHP è nata dunque un’amicizia e una probabile futura collaborazione per il recupero comportamentale dei cavalli e per l’organizzazione di corsi di approccio e gestione naturale. In questo momento lui si trova in Egitto, che come tutti sappiamo è in cerca di un equilibrio politico. Ecco cosa ci ha scritto in merito alla situazione dei cavalli in quel Paese.

Le foto pubblicate dal Daily News ci riconducono alla zona delle Piramidi, comprensorio con migliaia di cavalli appartenenti ai maggiori commercianti di cavalli d’Egitto, tappa forzata dei turisti che vogliono visitare Sfinge e Piramidi. Quelli delle foto sono cavalli da lavoro per i turisti: animali da sfruttare senza il minimo rispetto delle loro esigenze. Qui un cavallo a 7/8 anni è considerato vecchio…e in questi pochi anni di vita subisce trattamenti indegni: ad esempio è normale qui in Egitto utilizzare metodi coercitivi, dalle frustate all’utilizzo di imboccature punitive come il morso arabo (Legam Arabi) che molto spesso causa la rottura degli angoli della bocca e arriva perfino a tagliare di netto la lingua, vista la grande leva che esercita. E poi casi di laminite a non finire, cavalli morenti nel deserto non di fame ma di fatica, spesso costretti a lavorare su tre gambe.

La situazione non è migliore in altre zone turistiche d’Egitto come Marsa Alam e Sharm El Sheikh.
La responsabilità di tutto ciò è certamente in primis dei proprietari, ma direi anche dei tanti tour operator che invece di garantire un servizio turistico professionale pensano solo ad una commissione più alta, a scapito dei cavalli. E una enorme responsabilità ce l’hanno quei turisti che cercano l’escursione più conveniente, infischiandosene dello stato di salute dei cavalli, montandoli nonostante evidenti stati di denutrizione o zoppia: l’importante è fare la foto!
Andare a cavallo nel deserto è una cosa spettacolare e suggestiva ma come al solito non si considera che si ha a che fare con un animale che nonostante il suo lavoro deve essere rispettato, che ha bisogno di un addestramento adeguato e che l’aver pagato per montarlo non da il diritto di abusarne.

Sicuramente la situazione è peggiorata negli ultimi giorni, ma posso assicurare che certe scene le ho già viste, anzi dico che sono all’ordine del giorno, purtroppo.
Sull’onda emotiva generata dalle immagini che circolano in questi giorni, ci sono delle persone straniere che ingenuamente e giustamente cercano di porvi rimedio o di limitare i danni, organizzando raccolte di fondi. Il grandissimo rischio, proprio per quanto detto prima, è che questi soldi non si traducano in aiuti per i cavalli, ma vadano semplicemente nelle tasche dei proprietari.
Dico questo, anche se può sembrare forte, perché mi sembra quantomeno strano che chi frequenta queste zone non abbia mai visto animali in evidente deperimento o morire per la strada, dove nel tentativo di far rialzare il cavallo fino all’ultimo non gli si risparmiano le frustate al posto di una tenera carezza. Strano che chi frequenta queste zone non abbia notato che ogni guida è munita di frusta che solertemente ed invariabilmente schiocca per terra per incitare gli smagriti, fiaccati, zoppicanti cavalli.
Ahimè, fratelli tristi ne ho potuti salvare pochi, provando un grande senso d’impotenza…

Per verificare i miei sospetti, negli ultimi giorni ho contattato un paio di veterinari della zona, due proprietari di scuderie e un intermediario, per chiedere il prezzo dei cavalli: ebbene, i prezzi si sono abbassati di pochissimo, segno che i proprietari non si sentono in crisi e che non sono interessati a liberarsi dei cavalli, anzi...appena ho accennato all’interesse che proviene dall’estero da alcune associazioni animaliste, hanno iniziato a sogghignare e a dirmi: "dai lo sai come funziona…"
Difficilmente, nella loro normalità, spendono soldi per lo sverminante o l’antitetanica: si limitano a spremere l’animale fino a quando rende...e poiché non si mangia carne di cavallo in Egitto (ma di dromedario sì, eccome), ne consegue che è di più interesse mantenere il dromedario in peso e non il cavallo. A dimostrazione di ciò, vedi i dromedari sullo sfondo, nella foto del Daily News…

Ci sarebbero molte cose da cambiare, ma anzitutto deve cambiare la coscienza della gente>>.



 

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