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ProgettoLegge europea sulla vivisezione: la revisione della direttiva 86/609 cee
intervistato il presidente del Partito Animalista Europeo, Stefano Fuccelli.
Legge europea sulla vivisezione: la revisione della direttiva 86/609 cee

IL GIORNO DELL'INFAMIA

a cura di Eleonora Fedeli

 

Alla manifestazione di Roma Stefano Fuccelli,
presidente del Partito Animalista Europeo,
ci ha spiegato perché, secondo lui, la vivisezione
non solo è inutile, ma anche dannosa


Lo scorso 25 settembre è stato un giorno indimenticabile per gli animalisti, considerando che per la prima volta in Italia più di 10mila persone sono scese in piazza per rivendicare i diritti degli animali. Un corteo colorato e rumoroso che ha sfilato per le strade del centro della Capitale, per dire no alla direttiva 86/609/Cee sulla vivisezione. Leitmotiv della manifestazione è stata la richiesta di chiusura del Green Hill, l’allevamento di Montichiari in cui i beagles vengono destinati ai laboratori per la ricerca scientifica.
C’era anche Stefano Fuccelli, presidente del Partito Animalista Europeo, nascosto dietro un grande striscione sul quale si leggeva a grandi lettere l’elenco dei 52 europarlamentari che hanno firmato a favore della nuova direttiva Ue sulla vivisezione.

Cosa rispondete a chi sostiene che la vivisezione è indispensabile per la ricerca scientifica?
Che è una menzogna. La vivisezione non solo non è indispensabile, ma è anche dannosa. Utilizzare animali per la ricerca è un grave errore che storicamente ha provocato solo danni alla salute umana. Il problema è che i mezzi di comunicazione veicolano i messaggi sbagliati e la gente continua a pensare che sacrificare gli animali nei laboratori sia utile per il progresso scientifico. 
Ma questa è una falsità: quando, ad esempio, dimostro che una sostanza è terapeutica e innocua nei topi, devo poi comunque sperimentarla sugli esseri umani per capire se ciò che ho riscontrato negli animali si verifica anche nella nostra specie. Un altro problema è l'impossibilità di stabilire a priori la specie animale più simile alla nostra. Basta la presenza o l'assenza di un enzima per cambiare il comportamento di una sostanza su esseri viventi diversi. 
Per questo la direttiva approvata l’8 settembre nell’aula di Strasburgo è stato solo un grave passo indietro. E’ stato il giorno dell’infamia, perché ha ribadito la condanna di migliaia di animali a morti atroci e senza rispetto.

Come è cambiata la prospettiva del fenomeno negli ultimi dieci anni? 
A livello di comunità scientifica purtroppo è cambiata molto poco. Sempre più laureati in materie scientifiche dichiarano la propria avversità alla vivisezione, ma i vertici universitari e le industrie chimico-farmaceutiche rimangono ancorate alle vecchie impostazioni del passato. 
La società civile, invece, sta dimostrandosi sempre più aperta verso le tesi antivivisezioniste e tutto ciò è la migliore premessa per un cambiamento quanto mai auspicabile, nell'interesse degli animali ma anche degli esseri umani.

Esistono metodi alternativi validi di ricerca?
Di alternative ce ne sono molte, alcune anche molto vecchie, come gli studi epidemiologici, che hanno reso possibile l'individuazione di tutti i fattori di rischio per le malattie cardio-circolatorie. Altre sono più moderne, come le colture cellulari che forniscono dati parziali, perché riferiti non ad un organismo in toto, ma comunque veritieri perché prodotti utilizzando materiale biologico (le cellule) della stessa specie. 
Ultimamente poi possiamo contare sui sussidi tecnologiche sempre più raffinati: pensiamo al cosiddetto brain imaging (Tac, Rmn, Pet), alla clonazione cellulare, alle cellule staminali eccetera. Tutte queste possibilità e altre ancora rendono ogni giorno sempre più indifendibile scientificamente il ricorso agli animali nella ricerca.

Quali sono gli obiettivi del Partito Animalista Europeo?
Innanzitutto, quello di lottare affinché vengano introdotte nell’ordinamento legislativo un insieme di normative necessarie alla tutela e alla salvaguardia degli animali. Il nostro è un movimento politico, perché pensiamo che solo con la politica sia possibile avere un peso incisivo nella lotta per i diritti degli animali. 
Siamo tutti animalisti volontari, possessori di animali e, in generale, persone che convivono quotidianamente con le problematiche che scaturiscono dallo scarso rispetto nei confronti degli animali.

da "polizia e democrazia" intervista ottobre '10

Data: 06/06/2011
Autore: partito animalista europeo
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